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TORINO – Un uomo di origini calabresi, Ferdinando Urzini, di anni 53, si è barricato in casa per un giorno e ha tenuto col fiato sospeso una intera borgata di Torino, minacciando quanti tentavano di farsi aprire. Verso mezzogiorno di ieri 18 maggio il commerciante di Stignano, in provincia di Reggio Calabria, che da tempo vive nel capoluogo piemontese, ha cominciato a lanciare nella strada oggetti dal balcone di casa, al quinto piano di via Borgaro, nella zona nord della città, poi questa mattina intorno alle 11 ha deciso di aprire la porta ai soccorritori convinto dalla trattativa con il magistrato, il pm Cesare Parodi, che ha affiancato i negoziatori dei carabinieri. Insieme hanno convinto il commerciante ad aprire la porta senza l’uso della violenza da parte di nessuno. Urzini è stato preso in consegna dai sanitari del 118 ed è stato accompagnato all’ospedale Maria Vittoria.

Una volta uscito l’appartamento è stato perquisito ed è stata trovata l’unica arma: una pistola a pallini di proprietà del figlio dell’ex convivente. Il disastro delle ultime 24 ore si spiegherebbe con una profonda depressione, nata anni fa con la perdita di due fratelli.

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Il dramma della giornata di ieri, ripreso in diretta con il cellullare dallo stesso Urzini sulla sua pagina facebook, ha evidenziato la profonda sofferenza denunciata dall’uomo.

Nelle immagini trasmesse si vede l’uomo sfasciare completamente i mobili della propria abitazione. Dietro la porta d’ingresso della stessa ammassa tutto per evitare che qualcuno entri e interrompa la sua singolare e furiosa protesta. Ce l’ha con tutti Ferdinando Urzini.

«Sono rinchiuso chiamate l’esercito», «sono rinchiuso mezza Calabria in complotto» – si legge prima dei filmati. Urzini parla di complotti, di bande di mafiosi che lo vorrebbero uccidere.

«Anche il sindaco di Stignano è sotto sequestro». Ripete nomi di amici e parenti e dice cose sconnesse, discorsi alla rinfusa. Grida contro alcuni partiti politici e li accusa di essere loro i primi ‘ndranghetisti. Avverte che lo vogliono ammazzare, impiccare. Secondo l’uomo, chiaramente fuori di testa, qualcuno lo vuole ammazzare come i suoi due fratelli Enzo e Nicola. 

Uno dei suoi fratelli è morto in un incidente sul lavoro, cadendo dal terzo piano di una palazzina in costruzione. Ferdinando Urzini lavorava in quel periodo con il fratello morto, nel settore dell’edilizia, prima a Stignano e poi a Torino. Dieci anni fa il suicidio di un altro fratello. Ferdinando Urzini non aveva mai dato segni di squilibrio mentale. Solo l’estate scorsa, durante le vacanze passate a Stignano, dove vive la madre, qualcuno si era accorto che l’uomo non stava bene. Ma nessuno si sarebbe mai aspettato quello che poi è successo ieri a Torino.

Sulla via Borgaro di Torino si è radunata in un attimo tantissima gente, i vigili del fuoco e i carabinieri.  È stato staccato il gas. La strada è stata interrotta al traffico e ai pedoni perché Urzini continuava a gettare dal balcone oggetti che costituivano pericolo per i passanti e le auto. Sul posto anche un carabiniere mediatore. Persino il sindaco di Stignano, Franco Candia, che con Urzini si conosce bene in quanto coetaneo, ha tentato al telefono di convincerlo a desistere ma non c’è stato nulla da fare. Per ore e ore non c’è stata ragione per dissuaderlo dalla protesta. Una protesta causata forse dalla disperazione.

Da quanto si apprende, l’uomo, che fino a due anni fa aveva una compagna con la quale conviveva e dalla quale aveva avuto una figlia, avrebbe problemi economici e probabilmente un debito con le banche. Ha chiesto i giornalisti per parlare con loro; ha chiesto del fratello, avvertendo sempre poi che nessuno doveva avvicinarsi e tentare di entrare nella sua casa. E minacciava di «fare male» con la pistola. In una delle riprese, in realtà, s’è vista anche una pistola appoggiata sul letto. Sotto la strada sono stati posizionati i gonfiabili per paura che Ferdinando Urzini decidesse di buttarsi giù dal quinto piano. 

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