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Arturo Bova

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REGGIO CALABRIA – Il terremoto determinato dall’operazione Jonny, che ha scoperchiato gli interessi della ‘ndrangheta sulla gestione del Centro di accoglienza di Isola Capo Rizzuto e che ha portato al fermo di 68 persone (LEGGI I NOMI), rischia di diventare una bomba anche per il Consiglio Regionale.

Alcune risultanze investigative, infatti, chiamano in causa il consigliere regionale e presidente della commissione anti ‘ndrangheta Arturo Bova che, secondo quanto emerso, sarebbe l’amministratore di una società, la Gife S.r.l., che vede tra i soci Leonardo Catarisano, considerato dagli inquirenti della direzione distrettuale antimafia di Catanzaro come il boss della cosca attiva a Roccelletta di Borgia.

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In realtà al momento attuale Bova non sarebbe socio della Gife in quanto avrebbe trasperito le proprie quote al socio Antonio Severini, tuttavia dal 2005 al 2008 avrebbe svolto il ruolo di amministratore unico e fino al 2012 socio con un quato pari al 33% del capitale sociale.

Quindi per diversi anni il presidente della commissione consiliare antimafia avrebbe condiviso, a titolo di amministratore in alcuni momenti e di socio in altri, l’attività della società Gife proprio in degli anni in cui imperversava sul territorio una guerra di mafia che vedeva Catarisano tra i protagonisti.

Alla luce dell’accaduto durante la seduta convocata per oggi della Commissione consiliare antimafia, Bova ha deciso di autosospendersi dall’incarico di presidente della commissione anti ‘ndrangheta.

Sulla vicenda è intervenuto il segretario del Pd Calabria, Ernesto Magorno: «Animati da un sano rispetto della legge e delle istituzioni, ci auguriamo che il consigliere regionale Arturo Bova saprà chiarire nelle sedi competenti la vicenda sui presunti rapporti con un esponente della criminalità organizzata di Roccelletta di Borgia».

«Prendiamo atto – aggiunge – della decisione di Bova di autosospendersi dalla carica di presidente della commissione regionale Antimafia, ribadendo la necessità di garantire la giusta serenità alle istituzioni calabresi e di preservarle da ogni forma di strumentalizzazione. Restiamo convinti, infatti, dell’assoluto valore dell’azione di magistratura e forze dell’ordine nel contrasto alla criminalità organizzata e a ogni forma di illegalità. I principi di trasparenza e del corretto esercizio del ruolo pubblico rappresentano fondamenti del nostro partito e con determinazione li porteremo avanti».

«Ecco perché il Pd Calabria – conclude Magorno – ha deciso di aprire un momento interno di riflessione e di dibattito affinché la legalità non rappresenti un vessillo da agitare ma un autentico valore da esercitare quotidianamente nelle nostre azioni e nei nostri comportamenti pubblici».

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