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REGGIO CALABRIA – C’è anche il magistrato dalla Corte d’appello di Reggio Calabria, Gaetano Maria Amato, 58 anni, nell’inchiesta della Procura di Trento per una presunta rete di pedofili dediti allo scambio di immagini online.

La notizia del suo arresto era stata diffusa il 2 ottobre scorso, nell’ambito di un’indagine della Procura di Messina (LEGGI IL CASO). Sarebbero due indagini parallele quelle condotte dalle Procure della Repubblica di Trento e Messina che vedono coinvolto il magistrato della Corte d’appello di Reggio Calabria.

Una circostanza che trova conferma nel fatto che Amato è stato arrestato dalla polizia di Messina, il 2 ottobre scorso, su provvedimento del gip nell’ambito di un’inchiesta coordinata dal procuratore messinese Maurizio De Lucia e dell’aggiunto Giovannella Scaminaci. In quel caso, ad Amato, viene contestato il reato di pornografia minorile. L’indagine della Procura di Trento riguarda invece una presunta rete di pedofili dedita allo scambio di immagini online. In questo contesto il magistrato è indagato proprio per un presunto scambio di materiale pedopornografico. Non è da escludere che le due indagini, nate separatamente, abbiano avuto alcuni punti di contatto.

Le indagini partite a Trento

Le indagini, condotte dalla polizia postale di Bolzano e coordinate dal pm trentino Davide Ognibene, sono iniziate circa un anno e mezzo fa dall’analisi del pc di un uomo di 40 anni, altoatesino, residente in val Pusteria.

Secondo quanto emerso nelle indagini della polizia postale di Bolzano, si tratterebbe di una rete di pedofili su una piattaforma di voip criptato. La Polizia di Stato di Trento ha arrestato 10 persone, eseguito 47 perquisizioni e sequestrato ingente materiale informatico prodotto mediante lo sfruttamento sessuale di minori.Le indagini hanno preso il via dall’arresto di un 38enne altoatesino, avvenuto il 1 febbraio 2016, trovato in possesso di ingente materiale digitale (foto/video) contenente esibizioni pornografiche di minorenni, materiale che l’arrestato diceva di aver scaricato da internet, e quindi ceduto da soggetti dei quali non era in grado di indicare elenti utili all’identificazione.

Le sue dichiarazioni hanno però insospettito gli investigatori della Polizia delle Comunicazioni i quali hanno individuato, tra le prove digitali del computer sequestrato, un intenso utilizzo dell’applicazione Voip ed una rubrica composta da un centinaio di contatti dislocati su tutto il territorio nazionale. Ulteriori dettagli saranno forniti nel corso della conferenza stampa che si terrà alle ore 10.30, presso il Compartimento Polizia Postale e delle Comunicazione di Trento.

Gli investigatori sono riusciti, attraverso l’utilizzo di particolari software, a ricostruire moltissime conversazioni dalle quali emergeva la morbosità degli interlocutori nei confronti di pratiche sessuali con minorenni.

L’uomo é risultato essere il fulcro di una rete con oltre un centinaio di contatti con i quali lo stesso, a volte presentandosi come madre di una bambina minorenne, affermava essere attratto sessualmente da bambini e offrendo ai suoi interlocutori, materiale pedopornografico. Gli investigatori riescono a tirare le fila su ben 48 persone coinvolte le cui attività di produzione e condivisione di materiale illecito prendono il via in Trentino Alto Adige, Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Lazio, Abruzzo, Puglia, Campania, Sicilia e Sardegna.

 IL CSM SOSPENDE IL GIUDICE AMATO

La sezione disciplinare del Csm ha disposto – a quanto si apprende – la sospensione dalle funzioni e dallo stipendio ed il collocamento fuori dal ruolo organico della magistratura di Gaetano Maria Amato, giudice della Corte d’Appello di Reggio Calabria, arrestato dalla polizia di Messina per pornografia minorile, lo scorso 2 ottobre.

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