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Il palazzo comunale di Bianco

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BIANCO (REGGIO CALABRIA) – Un dirigente del Comune di Bianco, nella Locride, Giuseppe Palamara, di 65 anni, responsabile dell’area Amministrativa e Affari generali dell’Ente, è stato arrestato dai carabinieri e posto ai domiciliari con l’accusa di tentata estorsione in concorso, aggravata dal metodo mafioso. Nell’ambito della stessa operazione, denominata “Pupi-white city”, i carabinieri della Compagnia di Bianco hanno arrestato e condotto in carcere altre due persone, i fratelli Bartolomeo e Domenico Scordo, di 35 e 39 anni.

L’inchiesta che ha portato ai tre arresti, condotta dalla Dda di Reggio Calabria, riguarda un’attività estorsiva che sarebbe stata messa in atto ai danni di un imprenditore siciliano aggiudicatario nel 2014 dell’appalto per il servizio di refezione scolastica del Comune di Bianco.

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A carico di Palamara, nell’ambito della stessa inchiesta, secondo quanto riferiscono i carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, sono emerse inoltre gravi responsabilità per reati contro la pubblica amministrazione come concussione, abuso d’ufficio, peculato, falso in atto pubblico per fatti commessi nella qualità di responsabile dell’Area Amministrativa ed Affari Generali del Comune di Bianco, carica ricoperta sino ad oggi. Ad una quarta persona, coinvolta in stato di libertà nella stessa inchiesta, è stata notificata un’informazione di garanzia.

Le indagini avrebbero dimostrato che il geometra di Africo, con riferimento all’appalto per il servizio di refezione per l’anno scolastico 2014/15 (per il quale ha ricoperto l’incarico di responsabile del procedimento amministrativo) oltre al tentativo di estorsione ha esercitato una pressione psicologica e morale, anche in forme allusive e velate, su un uomo di fiducia dell’amministratore della ditta aggiudicataria dell’appalto, in modo da incidere nella scelta del personale da impiegare nel servizio, ottenendo che venissero assunti soggetti a lui vicini o legati da vincoli di parentela.

L’anno successivo, invece, sempre con riferimento alla gara d’appalto per l’affidamento del servizio di refezione scolastica, ha omesso di astenersi dall’incarico di responsabile del procedimento amministrativo, dichiarando falsamente di non avere rapporti di incompatibilità con alcuno nonostante avesse partecipato e vinto la gara B.V., suo familiare e titolare di un’impresa costituita ad hoc, che ha così ottenuto un ingiusto vantaggio di 67.000 euro. Il vincitore della gara, tra l’altro, sarebbe dovuto rimanere escluso a prescindere dalla procedura per assenza di requisiti. Lo stesso Palamara ha agito nell’interesse dell’impresa, che di fatto gestiva personalmente, impiegando anche 350 euro di denaro pubblico per far ottenere la certificazione Haccp ai dipendenti, al mezzo impiegato per la distribuzione dei pasti ed all’impresa stessa.

Nell’ambito delle indagini è stato possibile riscontare che Palamara ha anche omesso di astenersi dall’incarico di responsabile del procedimento amministrativo, dichiarando falsamente di non avere rapporti di incompatibilità con alcuno, con riferimento all’aggiudicazione di due borse lavoro per assistente educativo scolastico, dichiarando tra l’altro vincitore un suo familiare, che avrebbe dovuto essere escluso poiché la domanda che ha presentato era sprovvista della documentazione necessaria a corredo.

L’indagine é scaturita dalla denuncia dell’imprenditore siciliano, costretto a subire, secondo quanto riferiscono gli investigatori, un’estorsione dopo che la sua ditta aveva vinto la gara d’appalto indetta dal Comune di Bianco per l’aggiudicazione del servizio di refezione per l’anno scolastico 2014/15.

«I quattro indagati, in concorso tra loro e con ruoli ben precisi (i fratelli Scordo quali esecutori materiali delle minacce e interessati al versamento del danaro e Giuseppe Palamara Giuseppe e B.V. quali intermediari con l’impresa) – é detto in una nota stampa dei carabinieri – hanno infatti tentato di estorcere all’impresa aggiudicataria dell’appalto, per il semplice fatto di provenire da una diversa area geografica, la somma contante di 2.000 euro a titolo di sostentamento per le famiglie dei carcerati della zona. Inoltre, in caso di risposta negativa, lo stesso imprenditore era stato minacciato di pesanti ritorsioni, tra cui il furto e il danneggiamento del furgone utilizzato per la consegna dei pasti a scuola».

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