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La sede del Comune di Reggio Calabria

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REGGIO CALABRIA – Il Tar del Lazio ha confermato lo scioglimento del Comune di Reggio Calabria per contiguità mafiose. Lo ha deciso la I sezione presieduta da Calogero Piscitello che ha respinto il ricorso proposto dall’ex amministrazione comunale. 

Il ricorso respinto dal Tar del Lazio vedeva come primo firmatario l’ex sindaco di Reggio Calabria, Demetrio Arena. Si contestava il provvedimento del 10 ottobre 2012 che disponeva lo scioglimento del Consiglio comunale per 18 mesi e la nomina di una Commissione straordinaria per la gestione provvisoria dell’Ente. All’atto, spiegò il ministro dell’Interno dell’epoca, Annamaria Cancellieri, per episodi che riguardano gli amministratori come mancati “controlli per gli appalti e la gestione dei beni confiscati alla mafia”.

“CI SONO FATTI CONCRETI” – Emerge “con chiarezza” che la proposta ministeriale che ha condotto allo scioglimento del Comune di Reggio C. ha dato “logicamente e adeguatamente conto di fatti storicamente verificatisi e accertati e quindi concreti”. Lo scrive il Tar del Lazio nelle motivazioni della sentenza con la quale ha respinto il ricorso proposto dall’ex Amministrazione reggina. Fatti, dice il Tar, ritenuti “espressivi di situazioni di condizionamento e di ingerenza nella gestione dell’ente”.

Ma anche rilevanti, scrive ancora il Tar nelle motivazioni, “in quanto generativi di un’azione amministrativa inadeguata a garantire gli interessi della collettività”. Per il Tar, “si tratta di un variegato e complesso contesto probatorio che si connota per congruenza, concretezza e conducenza, facendo ricavare un vivido quadro dell’influenza esercitata dalla criminalità organizzata sugli organi elettivi del Comune, con conseguente grave pregiudizio alla capacità di gestione e di funzionamento dell’ente comunale, assoggettata alle scelte delle locali consorterie criminali”. 

Nelle 44 pagine della sentenza, i giudici fanno riferimento a tutti gli elementi più significativi che hanno condotto allo scioglimento, rispondendo a ogni singolo rilievo proposto dai ricorrenti. Il Collegio rileva, tra l’altro, “l’infondatezza dell’affermazione che all’Amministrazione disciolta siano state addebitate situazioni ascrivibili alla precedente. Se, infatti, la proposta contiene anche un qualche riferimento alla pregressa gestione, è evidente che tutti i numerosi addebiti mossi risultano puntualmente indirizzati alla disciolta amministrazione, postasi con l’operato della prima in termini di continuità”.

“TESI GENERALIZZATE” – Il ricorso era stato voluto dal Popolo della Libertà “con il chiaro e naturale intento – era detto in una nota di presentazione – non solo di rendere giustizia a un sindaco, a una classe dirigente e a una parte politica defraudata del consenso popolare ricevuto in maniera netta meno di due anni fa, ma anche e soprattutto di salvaguardare e tutelare la grande maggioranza dei reggini, che si sono sentiti ingiustamente accostati alla criminalità organizzata senza averne alcuna responsabilità”. 

Gli esponenti del centrodestra reggino aveva parlato ancora di “un ricorso prodotto contro una decisione che generalizza un problema senza affrontarlo, colpendo un’intera comunità, marchiando in maniera indelebile Reggio quale città mafiosa, una decisione adottata da un apparato statale incapace di dare segnali concreti alla gente sul fronte del reale contrasto alla criminalità e dell’amministrazione della cosa pubblica, specie in una città importante per storia, dimensione, tessuto socio-economico e dinamiche imprenditoriali”. Oggi, invece, è arrivata la doccia fredda, con la decisione del Tar del lazio di respingere queste tesi e di confermare lo scioglimento dell’ente.

ARENA: “NON MI SORPRENDE” – «Non sono sorpreso dall’odierna sentenza del Tar Lazio che ha rigettato il ricorso avverso lo scioglimento del Consiglio comunale di Reggio Calabria. Mi sarei stupito del contrario». Questo il commento dell’ex sindaco di Reggio Calabria, Demetrio Arena, oggi assessore regionale.

«Più volte – aggiunge – ho avuto modo di manifestare la totale sfiducia su un sistema che si fonda sull’interpretazione di una legge imperniata non su elementi concreti, univoci e rilevanti, ma su semplici indizi, se non, addirittura, suggestioni. Il risultato è che decine di amministrazioni locali del Mezzogiorno sono state sciolte sulla base dell’equazione: “Mafia sul territorio=scioglimento automatico!”. Il Consiglio comunale di Reggio Calabria è stato sciolto sulla base di questo assunto. Del resto, già durante la impacciata e contraddittoria conferenza stampa del Ministro Cancellieri era stato chiarito che si trattava di un provvedimento preventivo fondato sul pericolo che l’Amministrazione comunale potesse subire condizionamenti da parte della criminalità organizzata. La sentenza del Tar Lazio conferma questo indirizzo che di fatto espone tutte le amministrazioni locali, soprattutto del Mezzogiorno, al rischio di provvedimenti che mortificano la volontà popolare e sospendono la democrazia. Da una prima fugace lettura della sentenza emerge, inoltre, che il Tar Lazio non ha accertato la veridicità dei fatti contestati limitandosi ad assumerli come verità assoluta. Quei fatti, per intenderci, contenuti in una relazione che si è rivelata palesemente infondata, erronea e fuorviante. Nonostante le perplessità di fondo, così come ho deciso di presentare ricorso per tutelare la dignità della comunità cui appartengo – conclude Arena – continuerò con determinazione l’azione giudiziaria intrapresa in tutti i successivi gradi di giudizio». 

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