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TORINO – La ‘ndrangheta ha esteso i suoi tentacoli in tutta Italia e il Piemonte, stando alle motivazioni della sentenza scaturita dall’operazione Minotauro ed emessa dai giudici della quinta sezione penale del Tribunale di Torino, non è certo immune, anzi secondo i magistrati «è emersa la presenza sul territorio piemontese di una struttura criminale di stampo mafioso, costituita non semplicemente da una serie di soggetti che qui si sono associati e qui hanno iniziato a delinquere, ma per contro da persone che hanno ‘importato’ tipologie di reati, linguaggi, riti e doti tipici della terra di origine della ‘ndrangheta ed operato secondo le sue tradizioni, mantenendo legami stabili con organismi di vertice della ‘ndrangheta calabrese». 

Il processo scaturito dall’operazione Minotauro sulla ‘ndrangheta in Piemonte, si è concluso lo scorso novembre con 36 condanne e 37 assoluzioni. Leggendo le pagine della motivazione delle condanne si scopre che «la ‘ndrangheta non può più ritenersi solo un insieme di ‘locali’ o cosche, ma deve essere considerata struttura unitaria di cui queste sono articolazioni territoriali. Le acquisizioni processuali documentano una evoluzione in senso verticistico e unitario della ‘ndrangheta che, pur nella persistente autonomia territoriale, concilia il centralismo delle regole organizzative e dei rituali con il decentramento operativo. Siffatta trasformazione nella continuità- continuano i giudici – dimostra che l’associazione si è adeguata al mutato contesto sociale, anche in relazione ai territori di espansione, riuscendo a coniugare il rispetto delle ataviche tradizioni e regole con le nuove realtà economico finanziarie». 

L’EPISODIO: IL SINDACO CHE CHIESE I VOTI PER FAR ELEGGERE LA NUORA. Nevio Coral, sindaco di centrodestra di Leinì tra il 1994 e il 2005, anche nelle regionali del 2010 avrebbe sfruttato l’appoggio dei calabresi per far eleggere la nuora, Caterina Ferreno, diventata poi assessore alla Sanità della Regione Piemonte. E’ quanto emerge dalle motivazioni sulla sentenza Minotauro con cui Coral era stato condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. Anche per le elezioni piemontesi «le operazioni di intercettazioni – scrivono i giudici – permettevano di far emergere l’attività svolta dall’imputato affinchè la stessa fosse eletta». E infatti dal contenuto di un’intercettazione del 27 aprile 2010 tra due ‘ndranghetisti, emerge come «Nevio Coral avesse, ancora una volta – si legge negli atti – chiesto ed ottenuto l’appoggio elettorale di personaggi appartenenti a famiglie notoriamente mafiose, promettendo qualcosa in cambio, senza poi tener fede agli impegni assunti. Da sottolineare che tale conversazione, nella quale si parla di una “cosa che vale troppo” – specificano i giudici – interveniva appena dopo la nomina ad assessore regionale alla sanità di Caterina Ferrero. I due si risentono il 29 aprile “ma insomma tua nuora hai vinto…ha vinto e tutti noi quelli che ti abbiamo aiutato abbiamo perso” si lamenta uno. E ancora “alla fine “8500 voti” sono caduti dal cielo!». Per l’accusa Coral aveva rapporti con gli esponenti della ‘ndrangheta sul territorio di natura economica e politica e secondo i giudici «la risposta fornita dagli atti di causa non lascia spazio a dubbi in ordine alla sussistenza della penale responsabilità» di Nevio Coral. 

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