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Il tribunale di Locri

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LOCRI (REGGIO CALABRIA) – Il pm, Vincenzo Toscano, ha chiesto 30 anni di carcere, con il rito ordinario, per la trentunenne, accusata di aver ucciso, insieme al suo amante, il marito Ernesto Ienco.

Nessuna aggravante e neppure attenuanti per la Procura di Locri, Sabrina Marziano è colpevole di omicidio e detenzioni di armi. La donna, durante la fase delle indagini, aveva raccontato che la sera tra notte tra il 24 e il 25 ottobre 2015, lei era a letto a dormire mentre il marito, appena aperto il portone della propria abitazione, veniva barbaramente ammazzato sull’uscio di casa.

Una versione cambiata poi durante il processo: «Quando ho sentito i due colpi in rapida successione non ero in camera da letto ma in cucina». Il suo amante, il 25enne, Agostino Micelotta, giudicato in abbreviato è stato condannato -in primo grado- a 16 anni di reclusione. La sera del 25ottobre 2015, Ernesto Ienco intorno alle 20 è uscito di casa per recarsi a un ricevimento nunziale. «Appena Ernesto è uscito ho iniziato a scambiare sms e telefonate con Micelotta, il quale mi ha riferito di andare quella sera a una festa a Stignano».

Micelotta però quella sera intorno alle «21 circa» fece una «sorpresa» alla Marziano, presentandosi a casa Ienco: «Abbiamo prima parlato della serata, poi abbiamo avuto un rapporto sessuale sul divano e poi siamo usciti in veranda a fumare una sigaretta». Un rapporto sessuale che la Marziano ha vissuto in tranquillità. Non aveva timore che il marito li scoprisse perché «è stato lui a farmi conoscere Micelotta, tempo prima mi aveva obbligata a un rapporto sessuale con lui» e la donna spiega «mi faceva avere rapporti con suoi amici e lui guardava».

E Micelotta, secondo il racconto della donna, sarebbe stato il terzo uomo con la quale Ienco l’avrebbe «costretta» ad avere rapporti sessuali. La sera del 24 ottobre 2015 però intorno alla mezzanotte Micelotta «è andato via. Io sono andata in bagno a cambiarmi l’intimo e sono andata a letto, mentre ero probabilmente nel dormiveglia ho sentito voci come litigare». Poi i colpi, la paura e infine ha visto il corpo del marito a terra sull’uscio di casa: il corpo dentro l’abitazione «ma – precisa- non l’ho toccato. Sono andata nella stanza da letto a prendere il cellulare. Ho chiamato – specifica- l’ultimo numero che avevo nelle chiamate e fortunatamente era di mia madre».

Non ricorda però perché non ha chiamato il 118. Su un punto però Sabrina non è riuscita a dare una risposta: Micelota, quella notte, intorno all’1 gli inviò un sms avvisandola di aver fatto rientro a casa e le raccontava della serata trascorsa con amici. «Se ha trascorso la serata con lei a casa sua, perché poi le ha inviato questo messaggio?». La domanda del pm non ha trovato una risposta. 

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