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Sabrina Marziano con il marito Ernesto Ienco

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RIACE (REGGIO CALABRIA) – Un delitto passionale, organizzato dalla moglie e dal suo amante, o la vandetta della criminalità organizzata? A quasi tre anni dall’omizidio di Ernesto Ienco, avvenuto il 25 ottobre 2015 a Riace, la moglie della vittima, Sabrina Marziano, attraverso il suo legale, ha cambiato strategia difensiva: «Sabrina Marziano ha paura per la sua incolumità e dei suoi cari, ecco perché di alcune bugie». Questo ha detto l’avvocato Raimondi in aula, difensore della donna accusata di concorso nell’omicidio del marito Ernesto Ienco insieme all’amante Agostino Michelotta.

Secondo il suo avvocato la Marziano avrebbe «visto chi ha ammazzato il marito ma ha avuto paura a dirlo» perché sarebbero mafiosi. Marziano però quei nomi «pesanti» li ha confidati a suo fratello durante un tragitto in auto. 

Oggi quei nomi sono agli atti perché nell’auto del Marziano vi erano le cimici e i due fratelli erano ascoltati dai carabinieri. Per la difesa di Sabriana Marziano non ci sono indizi di un omicidio sentimentale, ma quello di Ernesto Ienco sarebbe stato un omicidio di ‘ndrangheta. Un dato su cui la difesa più volte ha sottolineato durante l’udienza che si sta celebrando davanti alla corte d’assisi di Locri, la sera dell’omicidio Ernesto Ienco, che partecipava a un ricevimento nunziale, fece più telefonate a una donna sposata con un uomo che ha un cognome “importante” in quando sembrerebbe vicino ad ambienti mafiosi.

L’avvocato Raimondi ha chiesto, quindi, se siano stati sono stati fatti controlli «su quelle persone». Allo stesso tempo, il difensore rivolgendosi al pm ha parlato di «lacune nelle indagini» compiute «colpevolmente» dai carabinieri che hanno lavorato alle indagini.

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