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REGGIO CALABRIA – «Dopo le notizie uscite sulla stampa nazionale sento il dovere e la responsabilità morale di fare chiarezza nel rispetto di chi mi conosce, di chi mi ama, di chi ha votato, dei miei colleghi, di chi crede nella mia persona, nella Giustizia e nei giovani che non si piegano. Pensavo fosse uno scherzo. Non avrei mai e poi mai e poi mai e poi mai potuto pensare fosse vero. Quando sei certo di aver rispettato e onorato in ogni momento della tua vita la legge, lo Stato, la famiglia, i cittadini, i tuoi amici, i tuoi pazienti, i bisognosi, la magistratura, le forze dell’ordine e dormi così sereno che non sentì il campanello alle 6.00 del mattino che suona per quasi 30 minuti (così ha detto il portiere), e poi ti svegli trovando un messaggio in segreteria che ti riporta nel buio della notte, ti crolla il mondo addosso».

Esordisce così Marco Siclari in un lungo post su Facebook in cui commenta la richiesta di arresto nei suoi confronti avanzata dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria nell’ambito dell’Operazione Eyphemos. Siclari, tra le altre cose, rimarca come in relazione all’incontro che gli viene contestato «questo signore sarebbe stato accompagnato nella mia segreteria (aperta a tutti e davanti a tutti i collaboratori), per 30 minuti di incontro, dal medico curante del figlio. Questo medico curante è il Presidente della più importante Cooperativa dei Medici di Famiglia di Reggio Calabria dove bensì 84 medici di famiglia fanno capo a lui, nonché attuale Responsabile dei Medici di Famiglia nella Task Force istituita dall’Asl per l’emergenza Coronavirus a Reggio Calabria. La nomina è stata data dal Commissario della Salute della ASP e dal direttore (nominati su indicazione del Governo Nazionale). Il Presidente della Cooperativa dei Medici di Famiglia di Reggio Calabria, era considerato, fino a ieri (sono certo che dimostrerà la sua estraneità), uno tra i professionisti più in vista di Reggio Calabria. Un politico, come il sottoscritto, tutto può pensare tranne che una persona così seria, un professionista spendibile e preparato possa presentarsi ad un appuntamento con un “mafioso”. Ribadisco che, il giorno in cui questo signore viene accompagnato (non ricordo di aver parlato) nella mia segreteria politica aperta a tutti e alla luce del sole, per lo Stato italiano risultava un cittadino incensurato ed addirittura assolto in primo grado (così si legge dalle pagine dell’inchiesta con un processo pendente in appello)».

Il senatore, poi, aggiunge «come potevo mettere in dubbio l’onestà di quella persona che era stata accompagnata dal Presidente e che allora era oltretutto incensurato ed “innocente” per i giudici italiani? Come potevo sapere chi fosse e cosa avesse avuto in passato o nel presente se vivo a Roma da 22anni e non avevo mai avuto rapporti con il Signore né prima né dopo quell’unico incontro (qualora fosse avvenuto l’incontro)?».

Senza dimenticare che «vivo a Roma da 22 anni e non avrei mai potuto sapere chi fosse quel signore né i presunti legami che oggi vengono contestati a quel signore, diversamente non gli avrei mai permesso di parlare con me (…) non ho mai dato niente in cambio di qualcosa, né chiesto qualcosa in cambio di altro. Sono convinto che c’è stato un errore che verrà chiarito facendo leva sulle carte dell’inchiesta. Dalle indagini, infatti, è evidente che si tratta di rapporti che aveva quel signore con il Medico che mi ha citato nei suoi discorsi senza però mai chiedermi di interessarmi per quel trasferimento che ho appreso ieri dalle carte processuali e per il quale non mi sono mai occupato (nelle indagini non vi è intercettazione o prova)».

Inoltre, «dopo 42 anni di vita vissuta nel rispetto della legge, dello Stato, della famiglia, del prossimo, dei cittadini e dopo cinque anni fatti da Consigliere Comunale in maggioranza a Roma Capitale – aggiunge -, improvvisamente mi ritrovo accusato di “voto di scambio politico mafioso” in Calabria senza aver mai aver incontrato mafiosi o fatte promesse o effettuato raccomandazioni»

Siclari, altresì, puntualizza che non «vi è telefonata o intercettazione ambientale o altro che documenta la richiesta di raccomandazione fatta dal Medico di Famiglia al sottoscritto a favore della ragazza (o signora), non ho mai telefonato ad alcun esponente di Poste Italiane per raccomandare la ragazza o la signora. Nelle indagini non vi è intercettazione né prova. Non ho mai interessato altra persona per agire per conto mio a favore della ragazza o signora per essere raccomandata a Poste Italiane. Nelle indagini non vi è intercettazione o prova. Non ho mai incontrato di persona o sentito per telefono la ragazza o la signora che secondo l’accusa avrei dovuto raccomandare. Dalle carte si legge che, oltretutto, la signora ed il marito che non ho mai visto o sentito, sono incensurati. Non ho mai chiesto voti in cambio di altro. Nelle indagini non vi è traccia di accordi o promesse e soprattutto tutta la provincia di Reggio Calabria è a conoscenza della mia rettitudine».

Nella «mia segreteria – afferma Siclari – ho incontrato nei 28 giorni di campagna elettorale centinaia e centinaia di cittadini così come fanno tutti i candidati nel periodo elettorale e non posso ricordare di aver incontrato quel signore accompagnato dal Presidente per una normale presentazione (non può essere per ragioni diverse). Infatti, non vi è né prova né intercettazione della conversazione avvenuta né del contenuto. Secondo l’accusa il signore aveva il telefono fuori uso per giorni»

Sul vantaggio elettorale presunto dall’accusa SIclari aggiunge «il totale dei consensi dati al centrodestra sono 86.440 voti complessivi in tutto il collegio. I voti, invece, che avrebbe dovuto portare al centrodestra il signore, secondo le indagini, riguardano i comuni di: Sinopoli 435 pari a 63,41% dei votanti di quel comune, Sant’Eufemia 782 pari a 46,11% dei votanti di quel comune. In quegli stessi Comuni, però prendo meno voti del candidato del centrodestra alla Camera dei Deputati che ottiene a Sinopoli il 65.15% e a Sant’Eufemia il 48.08%. Quindi non capisco nemmeno l’eventuale vantaggio che avrebbe vantato o potuto vantare quel signore alla lista del Centrodestra al Senato. In tutti i Comuni della provincia le percentuali della Camera assomigliano a quelli del Senato. Quindi i cittadini hanno votato secondo volontà. Vorrei chiarire, inoltre, che non esiste la preferenza. Nessuno ha scritto Siclari nella scheda ma hanno votato o centrodestra, o centrosinistra o M5S. Per essere più chiari, bastava votare qualunque partito di destra (4 partiti) per votare automaticamente Siclari in quanto candidato unico della coalizione».

In conclusione, il senatore chiarisce che da «cittadino onesto, sono rammaricato pensavo di aver fatto del bene al nostro Paese e al nostro territorio, e pensavo che venisse apprezzato invece sono stato considerato diversamente da come lavoro e vivo. Conservo il rispetto verso il lavoro dei magistrati e sono certo che ci sarà Giustizia. La mia elezione al Senato della Repubblica ha avuto importanti effetti collaterali devastanti, ingiustificabili e incomprensibili verso la mia persona e la mia famiglia. Di fronte alla mia coscienza, ai fatti accaduti realmente, alle parole di conforto degli avvocati, all’incoraggiamento dei tanti amici e colleghi parlamentari, ho deciso di lavorare come e più di prima a favore de nostro Paese e del nostro territorio calabrese. Per questo motivo oggi, nonostante la sofferenza che porto nel cuore, sarò in Senato a fare il mio dovere (…) Non morirò mai con accuse così infamanti. Il mio binario è quello della Legge ed è a senso unico. Sono sempre stato profondamente credente e continuo a guardare avanti con fiducia verso lo Stato e, soprattutto, con grande fede. Si, perché quando sai di non aver commesso quanto ti viene contestato, documentato persino dall’assenza delle prove, pensi soltanto alla fine, alla fine della vita. Per questo mi aggrappo alla fede e continuo a coltivare il sogno di costruire con enormi sacrifici, in modo sano e migliore il futuro di mio figlio e della mia famiglia».

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