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Ventuno persone indagate mentre per cinque, è stata emessa un’ordinanza di custodia cautelare, dal gip del Tribunale di Palmi per coltivazione, detenzione e spaccio di sostanza stupefacente del tipo marijuana. I carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria stanno eseguendo i fermi emessi dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio, contro appartenenti alla ‘ndrangheta attiva nella provincia reggina. L’attività d’indagine è stata avviata dai carabinieri nell’ottobre 2010 in seguito all’arresto in flagranza di un pregiudicato di Rizziconi (RC) per la detenzione di 23 chili di droga. I successivi approfondimenti investigativi, diretti dalla Procura della Repubblica di Palmi e dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, hanno consentito di individuare un sodalizio dedito allo spaccio di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente e di accertare l’esistenza e l’operatività della cosca Maio nell’articolazione territoriale della ‘ndrangheta in San Martino di Taurianova, dedita anche all’usura e alle estorsioni nei confronti di imprenditori e operatori commerciali locali. Il provvedimento cautelare dispone anche il sequestro preventivo di un bar a Taurianova, di beni mobili e di conti correnti bancari nella disponibilità di alcuni degli indagati. Nel mirino dunque, la cosca Maio di Taurianova, attiva nel traffico di droga nell’usura e nelle estorsioni.
I DETTAGLI DELLE INDAGINI Il quadro probatorio ha consentito di conoscere sia gli aspetti strutturali, sia quelli operativi della cosca operante a San Martino di Taurianova, dimostrando che in quel territorio esiste un Locale di ‘ndrangheta, costituito in Società, vista l’esistenza di una «Società Maggiore» e di una «Società Minore». Nella ‘ndrangheta si entra attraverso il «battesimo», un vero e proprio rito per la legalizzazione degli associati. Ancora una volta si è potuto appurare che per diventare ‘ndranghetista è necessario il battesimo formale e che la permanenza nell’associazione, seguita da «azioni meritorie», può determinare la progressione carrierista dell’affiliato nell’organigramma piramidale del sodalizio.
Le investigazioni hanno dimostrato che lo schema organizzativo vigente nell’associazione criminale ripete nei suoi capisaldi strutturali la genealogia della famiglia Maio, cui sono aggiunti altri soggetti estranei allo stretto nucleo familiare. E’ stato dimostrato che: Michele Maio riveste il ruolo di Capo Società; Giuseppe Panuccio riveste quello di Capo ‘ndrina; Gaetano Merlino ha la carica di Capo Crimine; Natale Feo ha la carica di contabile. aio, Merino, Panuccio Giuseppe costituiscono la c.d. “Copiata” di San Martino ovvero il triumvirato posto a capo della «Società». È stato accertato, anche, che fanno certamente parte della cosca Pasquale, Michele, Francesco (22) e Ferancesco (26), Carmelo Hanoman; Pasquale, Antonino, Domenico e Francesco Maio; Stefano Nava; Vincenzo Lamanna; Vincenzo Messina; Domenico Cianci, e Pasquale Garreffa. Nelle numerose conversazioni intercettate sono stati acquisiti importanti indicazioni relativi alle vittime, ai soggetti partecipi alle operazioni di illecito finanziamento, al capitale finanziato ed agli interessi maturati (nell’ordine dell’80%). Gli episodi di usura accertati nella presente indagine sono stati 5 e sono in corso ulteriori approfondimenti investigativi finalizzati alla compiuta identificazione delle vittime.
L’attività di indagine ha consentito di accertare anche che la cosca di San Martino di Taurianova trae i suoi illeciti guadagni, oltre che dall’attività di usura, anche dalle estorsioni, conseguendo denaro ed altre utilità economiche con minaccia e violenza, imponendo versamento di somme o la consegna di parte del materiale prodotto a commercianti, imprenditori e proprietari terrieri. Le emergenze investigative hanno permesso di sottolineare un vero e proprio sistema estorsivo legato ad un forte clima di intimidazione gravante sui cittadini dimoranti o che si trovano, per qualunque motivo, ad operare nel territorio di San Martino di Taurianova, consentendo di documentare lo svolgimento da parte della cosca dell’attività estorsiva nei confronti di: imprese aggiudicatarie di lavori pubblici: la cosca Maio consegue «mazzette» dagli imprenditori cui sono stati commissionati lavori pubblici, il cui importo è sempre pari al 2 – 3 % del valore complessivo dell’appalto; produttori di arance ;proprietari di terreni agricoli.
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