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REGGIO CALABRIA – Un’imponente operazione di sequestro beni è stata messa in atto dalla Dia di Genova, coordinata dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria Direzione Distrettuale Antimafia, su disposizione del Tribunale di Reggio Calabria – Sezione Misure di Prevenzione – nei confronti di Carmelo Gullace (agli arresti domiciliari), alla coniuge Giulia Fazzari, a Orlando Sofio (in carcere a Voghera) e a Marianna Grutteria (in carcere a Vigevano), tutti arrestati, a luglio del 2016, nell’ambito della operazione denominata ‘Alchemia’.

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I sequestri riguardano conti correnti, depositi bancari, beni mobili, società e immobili, nelle provincie di Savona, Alessandria e Reggio Calabria.

A conclusione dell’indagine Alchemia, coordinata dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria Direzione Distrettuale Antimafia, furono eseguite dalla Polizia di Stato e dalla Dia 42 misure cautelari a carico di soggetti affiliati e contigui alle cosche di ‘ndrangheta reggine Raso-Gullace-Albanese e Parrello-Gagliostro, gravemente indiziati di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione, intestazione fittizia di beni e società.

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Nello specifico, tra i destinatari del sequestro spicca la figura di Carmelo Gullace, originario di Cittanova (Reggio Calabria) e della moglie Giulia Fazzari, ritenuti dal Tribunale di Reggio Calabria caratterizzati da una pericolosità sociale qualificata, in quanto indiziati di appartenenza ad associazione di tipo mafioso.

Gullace è considerato figura apicale della cosca, con ruolo direttivo e di comando, in quanto referente dell’articolazione ‘ndranghetistica in Liguria e in Piemonte per la risoluzione di controversie, per il mantenimento dei contatti con gli esponenti di spicco di altre articolazioni territoriali della ‘ndrangheta, per la condivisione di interessi imprenditoriali, anche al di fuori del territorio italiano, per il reimpiego di proventi delle attività delittuose.

Trasferitosi a Ceriale (Savona) nel 1973, per sfuggire alla guerra di mafia contro i Facchineri, che negli anni ’70 insanguinò Cittanova, ha lavorato inizialmente alle dipendenze di Francesco Fazzari come autotrasportatore, di cui sposò la figlia Giulia, ritenuta oggi partecipe e a completa disposizione della cosca Raso-Gullace-Albanese. Il suo ruolo è stato quello di mantenere rapporti con gli amministratori dei comuni di Savona, finalizzati all’acquisizione di appalti pubblici, nonché di organizzare trasferte in Brasile per riciclare proventi delittuosi della cosca di appartenenza, attraverso l’acquisizione di proprietà immobiliari. 

 

Le indagini patrimoniali della Dia di Genova hanno svelato «un quadro di contiguità dei due soggetti alla cosca Raso-Gullace-Albanese a stretta base famigliare che è stata la vera e unica forza motrice della loro affermazione imprenditoriale, e che gli ha consentito di accumulare patrimoni con proventi illeciti e/o derivanti dall’esercizio di attività imprenditoriali, svolte anche tramite intestazione fittizia di società».

Altro destinatario dei provvedimenti di sequestro è Orlando Sofio, originario di Cittanova, ritenuto partecipe della cosca Raso-Gullace-Albanese, in quanto uomo di fiducia di Carmelo Gullace, col ruolo di referente piemontese, con incarico specifico di tenere i rapporti con la cosca Piromalli di Gioia Tauro, di reperire prestanome per l’intestazione fittizia delle attività imprenditoriali riconducibili al sodalizio criminoso e di curare gli interessi economici comuni con la cosca Gagliostro-Parrello di Palmi nell’ambito degli appalti per le pulizie in Calabria, nella produzione di lampade e nell’acquisto di autonoleggi in Lombardia.

 

Colpita dai sequestri anche Marianna Grutteria, «in costante rapporto con Orlando Sofio e con Candeloro Gagliostro (capo della famiglia mafiosa Gagliostro-Parrello di Palmi) su espressa disposizione di Orlando Sofio per cui fungeva anche da telefonista. Sia Sofio che Grutteria hanno concorso con la loro condotta a rafforzare la sussistenza e l’operatività della cosca Raso-Gullace-Albanese espandendone la dimensione imprenditoriale attraverso la gestione occulta di imprese operanti in settori economicamente sensibili, tentando di infiltrarsi, con la compiacenza di esponenti politici ed imprenditoriali, nei sistemi di aggiudicazione dei lavori pubblici, attraverso il meccanismo dei subappalti. Il Tribunale di Reggio Calabria, anche per questi ultimi, ha ritenuto sussistenti i presupposti della pericolosità sociale qualificata».

Tra i beni sequestrati sono rientrati complessivamente quote di partecipazione e patrimonio aziendale di sette società, circa ventuno beni immobili, fabbricati e trentasei terreni, numerosi conti correnti e beni mobili riconducibili alle società sequestrate in provincia di Reggio Calabria, Savona ed Alessandria.

Il valore complessivo dei beni sequestrati ammonta a circa 15 milioni di euro.

 (segue) (Cro/AdnKronos)

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