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La copertina del libro "Poliziotto", con Nicola Longo in moto con Federico Fellini

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CHISSA’ che film avrebbe realizzato il maestro Federico Fellini sulla vita avventurosa di Nicola Longo, poliziotto calabrese di Taurianova un po’ Serpico e un po’ Tomas Millian. E chissà quanti segreti del grande regista, ancora oggi, custodisce nel suo cuore quello che è ormai un poliziotto in pensione e che divide le sue giornate tra convegni, scrittura e presentazioni di libri, e insegnamenti nelle scuole di polizia.

La vita di Nicola Longo da Taurianova, del resto, sembra davvero una vita da film, una di quelle che vedi al cinema e che pensi lontanissime dalla realtà. La verità, però, è che lui quella vita avventurosa, l’ha vissuta davvero, in prima persona, e l’ha pure raccontata in due libri, “La valle delle farfalle”, del 2007, e “Poliziotto” del 2013.

Penultimo di cinque figli di un sottufficiale dei carabinieri, a 17 anni Longo è una promessa del pugilato e proprio grazie alla boxe entra in Polizia nel Centro Sportivo Fiamme Oro. La frattura di una mano, però, gli vieta una carriera sportiva e decide a quel punto di specializzarsi in operazioni sotto copertura alla Squadra Mobile di Roma. Proprio come infiltrato partecipa a centinaia di missioni concluse con arresti eccellenti: secondo Wikipedia c’è sempre lui negli arresti della banda della Magliana e in quello di Vallanzasca e della sua banda fino a quelli dei boss di ‘ndragheta Piromalli, Condello e De Stefano. E’ talmente bravo che si fa apprezzare anche all’estero, come in occasione della cattura dei capi del clan dei marsigliesi. Per Frank Tarallo, capo dell’agenzia federale antidroga degli Stati Uniti, è uno dei migliori agenti sotto copertura.

Quando nel 1978 resta ferito durante una sparatoria, impiega la convalescenza per scoprire una nuova passione: la scrittura. Scrive così un racconto destinato alle scuole e finalizzato alla prevenzione della tossicodipendenza che tra i suoi molti estimatori ne ha uno in particolare, il poeta e sceneggiatore Tonino Guerra, il quale lo presenta addirittura a Federico Fellini. Quest’ultimo, dopo aver letto la bozza di “La valle delle farfalle”, decise di trarne un film e insieme firmano un contratto con l’Operafilm, ma il film non fu mai realizzato a causa di dissidio tra il regista riminese e il produttore. Fellini a quel punto avrebbe pensato di di girare una serie televisiva poliziesca ispirandosi ai casi criminali che gli raccontava Longo ma anche questo progetto, per diversi problemi, non ha mai visto la luce.

Nel 1983 il presidente della Repubblica Sandro Pertini gli ha conferito l’onorificenza di Cavaliere per merito straordinario nella lotta contro la criminalità e il traffico di droga, ma sono sempre cinema e televisione a cercarlo con grande insistenza: sarebbe stato lui a ispirare i personaggi di Nicola Giraldi (il monnezza di Tomas Milian) e i protagonisti dei film di Enzo G. Castellari “La via della droga” e “Il grande racket” entrambi interpretati da Fabio Testi.

Proprio Fabio Testi ha dato voce ad alcune delle pagine scritte da Longo nel 2019 in occasione del Poesia Festival in Emilia Romagna: in quella rassegna, infatti, una serata era stata dedicata proprio a Longo, “Il poeta con la pistola”, come lo aveva definito Fellini.

In anni recenti è venuto anche in Calabria a presentare i suoi libri e a chi gli ha chiesto come sarebbe stato Nicola Longo nel film di Fellini, la risposta è stata questa: «Me lo chiedevo anch’io dove sarebbe andato a parare. Nessuno può dirlo. Qualunque idea avesse in mente, Fellini sul set era capace di stravolgere tutto. Nel personaggio di Milian per un po’ mi ci sono riconosciuto, ma Fellini non aveva in mente un personaggio comico. Voleva raccontare il mondo della polizia e aveva scelto me perché mi vedeva integro, fuori dal sistema corruttivo. Ero il suo Marlowe, un uomo d’altri tempi che manteneva intatto il senso di giustizia, che anche malmenato e sconfitto si rialzava sempre».

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