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La Questura di Reggio Calabria

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REGGIO CALABRIA – Una ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata notificata a Tommaso Costa nell’ambito delle indagini per l’omicidio di Vincenzo “brigante” Figliomeni.

Le indagini condotte dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria, sotto le direttive della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri, hanno permesso di notificare l’ordinanza in carcere a Tommaso Costa, 60 anni, elemento di spicco dell’omonima famiglia di ‘ndrangheta di Siderno. L’uomo è ritenuto il principale autore di un efferato omicidio avvenuto a Siderno durante la cruenta faida scoppiata tra le cosche Commisso e Costa, tra la fine degli anni ‘80 e gli inizi degli anni ’90.

Secondo gli elementi acquisiti nel corso delle indagini – coordinate dal procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo e dai sostituti procuratori della Dda di Reggio Calabria Antonio De Bernardo e Giovani Calamita – Costa avrebbe deciso, organizzato ed eseguito, in concorso con un soggetto deceduto, l’omicidio di Vincenzo Figliomeni avvenuto a Siderno il 19 novembre 1988, con l’esplosione di almeno tre colpi (di cui due andati a segno) di un fucile da caccia, caricato a pallettoni, che attinsero la vittima al capo, al tronco ed agli arti, provocando gravi lesioni del cervello e ai polmoni, causandone l’immediato decesso.

Vincenzo Figliomeni, alias “brigante”, era il padre di Angelo e Cosimo, attualmente latitanti in Canada. Nella stessa inchiesta è indagato anche Giuseppe Curciarello, non destinatario di misura cautelare, per l’omicidio di Domenico Baggetta, avvenuto a Siderno il 27 dicembre 1988.

L’omicidio contestato a Costa si inserisce nell’ambito della violenta faida esplosa a Siderno. Durante il periodo della faida, la ‘ndrina dei Costa era guidata da Giuseppe Costa, il quale, anche dopo il suo arresto e successivamente alle sentenze di condanna avvenute in seguito al processo Siderno Group, ha continuato a far parte del sodalizio, impartendo direttive e ricevendo, all’interno del carcere, doti di ‘ndrangheta di livello provinciale, fino a quella del “quartino” nel 2007.

Giuseppe Costa ha iniziato a collaborare con la giustizia nel 2012 e le sue dichiarazioni sono alla base della contestazione di omicidio formulata dai magistrati a carico di Tommaso Costa. Indagini integrate anche con le dichiarazioni di un altro collaboratore, Crocefisso Casalini, oltre ai riscontri effettuati dalla Squadra Mobile, sotto le direttive della Dda di Reggio Calabria.

 

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