X
<
>

Condividi:
2 minuti per la lettura

REGGIO CALABRIA – Beni per un milione di euro sono stati sequestrati dai militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria nei confronti di un noto imprenditore di Condofuri (Reggio Calabria), attivo nella produzione di calcestruzzo, e di un ragioniere di Melito Porto Salvo. Si tratta di sette fabbricati, 13 terreni, 17 autoveicoli ed una ruspa per lo spostamento-terra.

Il decreto di sequestro è stato emesso dal Tribunale su proposta della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, diretta dal procuratore Capo, Giovanni Bombardieri.

Si è giunti così all’epilogo di una complessa attività di indagine – riporta un comunicato delle Fiamme Gialle – coordinate dal procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni e dirette dal sostituto procuratore Paola D’Ambrosio. Sarebbero emerse, infatti, da parte degli indagati, “plurime condotte, in concorso tra loro, di ‘dichiarazione infedele e indebita compensazione” e una frode fiscale che sarebbe stata commessa nelle annualità ricomprese tra il 2013 e il 2018.

Secondo i finanzieri, al fine di “evadere le imposte sul reddito, il titolare della ditta ha indicato in più dichiarazioni annuali elementi attivi per un ammontare di gran lunga inferiori a quelli effettivi, diminuendo dolosamente i propri redditi imponibili annuali”.

“Inoltre, l’attenta analisi della documentazione contabile ha dimostrato che, nel corso di più annualità, l’amministratore legale dell’impresa non ha proceduto a versare Iva dovuta, utilizzando in compensazione, in concorso con il proprio consulente contabile, crediti Iva inesistenti”, spiegano i finanzieri. “Tale finzione – secondo l’accusa – ha permesso ai due indagati di “mettere da parte” un considerevole falso credito, utilizzato successivamente per compensare indebitamente l’imposta realmente realizzata dall’attività produttiva”.

Le ricostruzioni effettuate dai militari hanno permesso di riportare alla luce un reddito imponibile ai fini Irpef occultato e mai dichiarato al fisco per complessivi 1.320.589 euro, ai fini Irap per complessivi 1.238.769 euro, Iva dovuta per 577.169,32 euro e omessi versamenti Iva per complessivi 183.020,14 euro. A ciò vanno sommate le indebite percezioni inserite in dichiarazione attraverso la creazione di falsi crediti vantati nei confronti dell’amministrazione finanziaria, per ulteriori 272.665 euro.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE