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TAURIANOVA (REGGIO CALABRIA) – Da appena 8 mesi aveva finito di scontare la propria pena ma, secondo quanto scoperto dagli inquirenti, non ha abbandonato il mondo del crimine.

È stato arrestato in flagranza di reato, infatti, il boss Pasquale Zagari, accusato di tentata estorsione aggravata ai danni di un imprenditore.

Zagari, già condannato all’ergastolo per associazione mafiosa, omicidi, reati in materia di armi e occultamento di cadavere, ritenuto esponente di spicco della ‘ndrangheta di Taurianova era libero dallo scorso febbraio. Nel 2015, infatti, la sua condanna è stata ridotta a 30 anni di carcere e, dopo un periodo ai domiciliari e di sorveglianza speciale, da otto mesi aveva finito di scontare la sua pena.

I carabinieri lo hanno fermato dopo che si era recato dall’imprenditore al quale voleva imporre le proprie pretese sfruttando la sua caratura e fama criminale.

L’operazione è stata possibile grazie ad alcune acquisizioni informative, raccolte dai militari dell’Arma, in base alle quali il boss aveva ripreso a taglieggiare commercianti e imprenditori della zona. I sospetti sono stati confermati e, dopo essere stato detenuto per molti anni, Pasquale Zagari è rientrato di nuovo in carcere a Palmi con un’accusa pesante.

Attualmente sono in corso accertamenti per ricostruire la rete di soggetti che gravitavano attorno al boss. E un grande aiuto potrebbero fornirlo le vittime delle estorsioni. I militari, per questo, hanno lanciato un appello a quanti hanno avuto analoghe pressioni o richieste a rivolgersi immediatamente alla più vicina caserma dell’Arma o alla magistratura.

Zagari, è stato anche collaboratore di giustizia. La scelta di pentirsi Zagari l’aveva fatta nel 2009 ed era collegata alla tentata evasione dal carcere durante la quale sparò alle gambe ad un agente della polizia penitenziaria.

All’epoca stava scontando l’ergastolo per la «strage del venerdì nero» di Taurianova in cui morirono quattro persone una delle quali con la testa mozzata.Per quella mattanza Zagari si era sempre dichiarato estraneo e in seguito alla tentata evasione, il boss venne interrogato dal sostituto procuratore della Dda Roberto Di Palma. Al magistrato Zagari raccontò di aver organizzato la fuga per poter «dimostrare – furono le sue parole – meglio la mia innocenza».

A suo dire, infatti, se l’evasione fosse riuscita avrebbe avuto l’intenzione di telefonare «il giorno dopo» al «dottore Di Palma». «Questa – disse ancora in quella circostanza – è una cosa che mi ero prefissato. Mi crediate o no, gli telefonavo e gli dicevo una cosa, che io ero pronto a costituirmi purché qualcuno leggeva il processo. Ho trascorso tutti questi anni in carcere, del processo che io mi vedo condannato all’ergastolo, sono innocente».

Di omicidi di ‘ndrangheta però Zagari ne ha commessi diversi. «Insisto nella volontà di collaborare con l’autorità giudiziaria» aveva infatti detto prima di confessare i delitti rientranti nella faida di Taurianova. Tornato libero da febbraio, dopo l’ultimo periodo di detenzione scontato ai domiciliari e con la misura della sorveglianza speciale, il boss ha fatto ritorno a Taurianova dove ha ripreso, secondo i carabinieri, la sua vita criminale.

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