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Pasquale Zagari

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TAURIANOVA (RC) – Pasquale Zagari fu uno dei protagonisti del “venerdì nero” che cambiò la storia ma anche l’anima di Taurianova, grosso centro della Piana, dove gli equilibri criminali sobbollivano di magma nascosta di rabbia e di violenza atroce.

Sommovimenti interni alle cosche di ‘ndrangheta che sconvolsero vari paesi e che vennero inquadrati come “faide”, guerre intestine tra gruppi criminali per il dominio del territorio che in poco più di una decina d’anni seminarono centinaia di morti ammazzati dappertutto: da Cittanova, a Laureana di Borrello, da Oppido Mamertina a Seminara o a Taurianova.

Non furono risparmiati né donne e né bambini in quella barbarie che appariva senza fine senza fine. Tra i tanti fatti terribili quello che forse più di tutti catturò l’attenzione sicuramente quanto accadde nel pomeriggio del 3 maggio del 1991 proprio a Taurianova quando un commando seminò il terrore in risposta all’omicidio di Rocco Zagari, impiegato come infermiere generico all’ospedale locale, freddato da un killer mentre era seduto sulla sedia del barbiere.

L’omicidio avviene il 2 maggio 1991. A risposta di questo assassinio seguì la mattanza del venerdì nero con una serie di vendette trasversali: alle 12:30 del mattino, Pasquale Sorrento, un giovane di 29 anni, viene raggiunto da diciannove colpi di lupara.

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Esattamente quattro ore dopo, in via Solferino accanto all’ufficio postale, vengono assassinati i due fratelli Grimaldi: Giovanni, di anni 59, e Giuseppe, di anni 54, entrambi incensurati che secondo la ricostruzione dei fatti cercano di mettersi in salvo inutilmente ed il corpo di Giuseppe Grimaldi viene macabramente mutilato da uno dei sicari che dopo avergli tolto di mano un coltello – con il quale l’uomo cerca di difendersi – gli mozza la testa per poi lanciarla in aria per farla tiro al bersaglio con le lupare e le pistole.

La testa è andata su come una palla di pezza, un atroce giocattolo dello squadrone della morte. Un altro killer, con un gesto fulmineo, imbracciò un fucile e mirò, un colpo solo, nel silenzio terrorizzato di una ventina di persone inchiodate dalla paura.

La testa, come investita da un vento improvviso, tornò in alto, fece una parabola breve prima di ricadere un poco più in là. Sempre nella stessa giornata alle ore 20:30, stessa crudele sorte spetta a La Ficara Rocco, venditore di bombole a gas di 36 anni, il quale viene raggiunto dai sicari. Il giorno dopo si tentò un’altra strage con due feriti gravi a casa del commerciante decapitato.

Poi Taurianova divenne città blindata, le forze dell’ordine occuparono piazze e strade, iniziò un lavoro investigativo che in meno di un anno portò inquirenti e magistrati ad avere un quadro chiaro degli eventi. Il consiglio comunale, per la prima volta in Italia venne sciolto perché prigioniero delle cosche, con la legge che proprio da Taurianova prese il nome.

E scattarono gli arresti a Taurianova con l’operazione “Taurus” coordinata dall’allora Procuratore Capo di Palmi Agostino Cordova contro esponenti delle famiglie Zagari, Viola, Fazzolari, Giovinazzo, Alampi e Grimaldi, altri vennero fermati a Genova i membri delle famiglie Asciutto, Grimaldi, Sorrenti, Reitano, Comandè e Maiolo, un ultimo arresto è stato compiuto a Siena.

Piaccia o no, quanto accadde trenta anni fa a Taurianova resta una delle pagine più scure della storia della Calabria e farne memoria perché non accada mai più resta un dovere per tutti.

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