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Il Comune di Reggio Calabria

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REGGIO CALABRIA – Si aggiungono nuovi indagati nell’inchiesta sui brogli nelle elezioni comunali di Reggio Calabria del 20 e 21 settembre scorso.

Tra gli indagati, oltre all’ex consigliere del Partito Democratico, Antonino Castorina (il più votato nella lista dei Dem, ex capogruppo nella precedente legislatura), ancora ai domiciliari, figurano adesso anche due candidati a consigliere nello schieramento di centrodestra, Luigi Dattola (Fratelli d’Italia) e Giuseppe Eraclini (Forza Italia), oltre a Paola Serranò (Pd), ex consigliere non candidatasi a settembre 2020, e Giuseppe Cuzzocrea, candidato in una lista civica in appoggio del sindaco Giuseppe Falcomatà.

LEGGI L’OPERAZIONE CON IL PRIMO ARRESTO DI CASTORINA

La lista degli indagati comprende anche Giuseppe Saraceno, zio di Antonino Castorina, Serena Minniti, membro dello staff di Castorina, Elena Anna Cotugno e Giuseppina Facciolo.

Le indagini sono state condotte anche stavolta dalla Digos di Reggio Calabria con il coordinamento del procuratore Giovanni Bombardieri e dell’aggiunto Gerardo Dominijanni. Due i reati in materia elettorale contestati a vario titolo a tutti gli indagati, ad eccezione di Dattola al quale viene contesta una sola fattispecie.

LEGGI LA SECONDA FASE DELLE INDAGINI

Nella tornata elettorale del settembre 2020, il sindaco uscente del centrosinistra Giuseppe Falcomatà ha vinto sul candidato del centrodestra, Antonino Minicuci. Le indagini erano già state avviate dalla Digos della Questura di Reggio Calabria, che ad urne ancora aperte fuori da un seggio aveva sorpreso una persona in possesso di un gran numero di certificati elettorali.

Così le prime attività di verifica avevano fatto esplodere il bubbone lo scorso dicembre, quando è stato arrestato e posto ai domiciliari il consigliere comunale eletto, Antonino Castorina, del Partito Democratico, insieme a Carmelo Giustra, presidente di uno dei seggi sottoposti a controllo.

Alla luce del nuovo capitolo dell’indagine, l’ex candidato a sindaco, il massmediologo Klaus Davi, che finora ha chiesto, invano, l’intervento del Ministero dell’Interno, ora torna all’attacco: «Il panorama che emerge dai nuovi sviluppi della inchiesta avviata dalla Procura di Reggio Calabria in merito ai brogli elettorali in occasione delle recenti elezioni comunali avvenute il 20 / 21 settembre 2020 scorsi  è rivoltante, disgustoso e lascia sconcertati. Il voto era inquinato trasversalmente, ma tutta ancora da chiarire è il ‘ruolo’ dei mandanti di tutto questo scempio, che è il vero nodo della vicenda . Non possono avere agito solo candidati di piccolo cabotaggio dei quali non conoscevo neanche l’esistenza, siamo seri. Chi ha ispirato questa truffa? Chi ha messo in piedi il sistema? Chi erano i complici istituzionali? Al netto di un Ministero degli Interni che si distingue per i suoi interventi burocratici e soporiferi e fa la voce grossa solo con Africo (tanto non si scandalizza nessuno), quello che si chiede a gran voce appellandoci alle istituzioni è un impegno concreto e incisivo dello Stato per il ritorno delle legalità».

Di quadro desolante parla anche il candidato alla Presidenza della Regione, Luigi de Magistris: «L’indagine della Procura della Repubblica sulle ultime elezioni comunali di Reggio Calabria ci consegna un quadro desolante che apre a scenari imbarazzanti di manipolazione del consenso popolare».

«Auspico che si faccia luce completa sull’accaduto e sulle responsabilità, senza sconto alcuno – sostiene ancora de Magistris – nel rispetto della presunzione d’innocenza. Alle donne e agli uomini di Reggio e dell’intera Calabria dico che mi sono messo in cammino insieme a tantissime altre persone per scardinare definitivamente questi connubi fra politica e malaffare e riportare condizioni politiche e di vita degne di una grande terra come quella calabrese».

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