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GIOIA TAURO (REGGIO CALABRIA) – L’Italia, pardon l’Italia del nord, come porta d’ingresso per l’Europa delle merci e delle rotte crocieristiche provenienti dall’Asia e dalla Cina e ribadire il suo ruolo di cerniera di raccordo nei collegamenti e nella logistica tra Oriente e Occidente.

Il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio dalla Cina in occasione dell’ultima parte della visita di Stato del Presidente Sergio Mattarella, ha ribadito come i porti italiani sono pronti per diventare il terminale della “nuova via della seta”, un gigantesco progetto della Cina per ampliare le rotte e gli scambi verso l’Europa. Delrio ha ricordando che le realtà portuali dell’Adriatico del nord (Trieste e Venezia) e di Genova e Vado ligure sono pronte ad accogliere container cinesi, sottolineando di aver spiegato ai suoi interlocutori cinesi che “l’Italia è una cerniera tra l’Europa dell’est e dell’ovest, una sorta di molo europeo”.

A dimostrazione dell’importanza dell’export cinese, Delrio ha ricordato che la sola Chonqing (33 milioni di abitanti) movimenta 4,5 milioni di Teu. L’Italia sei milioni. E, per fare un altro esempio, il mancato ingresso di container fa perdere all’Italia miliardi di introiti fiscali. Quello, dunque, che avevamo ipotizzato da queste pagine, si è tramutato in amara realtà per gli scali del Sud in particolare per gli hub di trashipment del paese Cagliari, Taranti e soprattutto Gioia Tauro che non stanno vivendo un bel periodo per i loro traffici tanto che il Governo ha pensato di varare le Agenzie per il Lavoro per contenere i pesantissimi esuberi che sono dietro l’angolo.

Ed allora cosa accade? Che da una parte di garantisce l’assistenzialismo e dall’altra si spingono traffici del Far East verso Genova – Savona e Trieste Genova. Un caso? Certo che però fa pensare e troppo. E che lascia l’amaro in bocca. Chissà perché Delrio ha promosso solo gli scali del nord e non quelli del Sud a Roma. Certo ci diranno che occorre tenere conto dei corridoi logistici, che i traffici vanno verso il cuore dell’Europa e che quindi è più conveniente far arrivare i container li dove stanno per nascere piattaforme logistiche che aumenteranno la competizione per gli scali del sud e soprattutto per Gioia Tauro.

E’ difficile immaginare che il Ministro alle Infrastrutture abbia proposto solo quei porti per ragioni che non hanno nulla a che vedere con le pressioni di gruppi ben precisi e di lobby portuali storiche hanno interessi geografici ben identificati. Così come appare difficile immaginare che i terminalisti gioiesi o sardi ( che poi gli stessi ) non avrebbero avuto piacere ad accogliere nuovi flussi di container. Ma Delrio ha scelto e lo ha fatto anche il Governo. E di questo c’è da prenderne atto. Delrio ha illustrato ai suoi interlocutori cinesi i vantaggi che solo quei porti italiani del Mar Ligure e dell’Alto Adriatico possono offrire alla Cina per l’attuazione della sua strategia “One Belt One Road” sul versante marittimo e ferroviario.

Ma Delrio ha anche lanciato l’idea di investimenti verso il nostro paese, pardon per una parte del nostro paese , discutendo con l’Amministratore Delegato di Icbc, la più grande banca mondiale per attivi complessivi, che ambisce ad ampliare il suo portafoglio di attività internazionali ed ha mostrato uno specifico interesse per il nostro Paese. Pardon per una parte del nostro paese. Gioia Tauro aspetta, come sempre, aspetta che qualcuno lo difenda come si deve, che qualcuno decida di nominare i vertici del nuovo Sistema Portuale dello Stretto. Aspetta come sempre, mentre gli esuberi si concretizzano e la rassegnazione prenda il sopravvento. Aspetta Gioia Tauro e la Calabria, aspetta che qualcuno prima o poi, decida di fare qualcosa prima che sia troppo tardi.

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