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Giusy Princi, vicepresidente della Regione Calabria

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Da dirigente scolastica a numero due del presidente della Regione e con deleghe pesanti come istruzione, università, ricerca lavoro e formazione personale, nonché bilancio e azioni di sviluppo per la città Metropolitana di Reggio Calabria.

Giusy Princi, 49 anni, si ritrova, in un attimo, dai banchi di scuola all’empireo della politica calabrese. In aspettativa già un paio di giorni prima della nomina (altrimenti sarebbe scattata l’incompatibilità) dalla sua storica scuola il liceo scientifico “Da Vinci” in cui ha vissuto gli ultimi 12 anni, aspetta, con tanta voglia di mettersi al lavoro, l’insediamento della giunta previsto per oggi. 

Ha già pensato a come trasformare le scuole calabresi in un’eccellenza applicando la formula Da Vinci (scuola di riferimento nazionale per la sperimentazione nazionale dei Licei biomedici dalla stessa Princi ideata e strutturata, nonché per le buone pratiche nell’ambito della legalità, come attestato dal prestigioso riconoscimento ottenuto   con la Medaglia conferita dal Presidente della Repubblica, Mattarella, ndr)?

«Sono una tecnica legata alla politica e proveniente dal mondo della scuola e avverto il bisogno di camminare insieme per far crescere un settore che è fondamentale per la Calabria. Già mercoledì ho parlato con il direttore generale la dottoressa Junchi, presto coinvolgeremo tutti i colleghi dirigenti per improntare un grande progetto legato alla grande stagione dei fondi del Pnrr. Andremo a fare subito una mappatura del fabbisogno, parliamo di edilizia scolastica ma anche di risorse utili al riscatto dei piccoli centri (per ridurre il divario territoriale) perchè le scuole non siano solo presidio culturale ma anche sociale. Io credo profondamente nella scuola pubblica e ho sempre lavorato con questo assunto “il genitore non deve cercare nel privato ciò che deve garantire il pubblico”: per cui abbiamo il dovere di sviluppare tante opportunità formative per una preparazione integrale dalle lingue e dall’inglese passaporto per il mondo ma anche l’informatica. Ma soprattutto in termini di edilizia: abbiamo scuole troppo carenti in termini di sicurezza, vanno qualificate le strutture e garantiti ai ragazzi degli spazi adeguati, una scuola ricca di opportunità formative e di spazi di aggregazione perchè i nostri ragazzi post Dad hanno sviluppato troppe fragilità non solo dal punto di vista cognitivo ma anche psicologico per cui dobbiamo creare occasioni relazionali. Dobbiamo fare squadra e creare una rete virtuosa di sinergie (soprattutto legandoli alle aziende del territorio: dal porto di Gioia Tauro all’Hitachi) e dobbiamo crederci per fare della scuola quello che non è mai stato il vero volano della crescita sociale del popolo calabrese».

Una pioggia di deleghe di peso per un super assessorato o meglio più assessorati in uno ed estremamente importanti. Un impegno gravoso per una “novellina” alla Cittadella…In tanti immaginano già, scuole a parte, una gestione “familistica” ad esempio del bilancio e che il vero vice di Occhiuto sarà suo cugino, il parlamentare di Fi, Francesco Cannizzaro che l’ha proposta al ruolo…

«È normale che io sia espressione della classe politica perchè tutti i tecnici sono espressione di un’area politica di riferimento. Ma io ho detto di no a qualsiasi tipo di candidatura politica ed ho rivendicato sempre la libertà che ha contraddistinto il mio agire perchè sono espressione della società civile e perchè parla la mia storia che è fatta di fatti e risultati sul campo. In merito ad una gestione più complessa, e ringrazio Occhiuto per la fiducia, trasferirò alla Regione la mia mentalità manageriale: non dimentichiamo che le scuole post Lex Bassanini sono incardinate nella pubblica amministrazione e sono inserite in una gestione manageriale. Personalmente ho gestito fino a 5 milioni di euro grazie ad un’autonomia che non è solo didattica e amministrativa ma anche finanziaria. Ho personalmente attinto a fondi comunitari per la trasformazione laboratoriale della mia scuola. Adesso trasferirò nella mia nuova quotidianità il mio agire manageriale e farò rete. Voglio aggiungere che ho condiviso la linea di Occhiuto perchè subito ha rimosso con un atto unilaterale tutti direttori generali. Perchè, vede, quello che noi abbiano sempre subito è stata la dirigenza amministrativa, tanti troppi intoppi sono legati alla gestione amministrativa del pubblico per cui è giusto, nelle strutture qualificate, garantire persone giuste al posto giusto».

La delega alla città metropolitana è inedita: in cosa consisterà?

«Farò squadra con il sindaco Falcomatà e il presidente Occhiuto per lo sviluppo del territorio: si apre una stagione particolare e tutti abbiamo a cuore il cambiamento e dobbiamo slegarci dalle appartenenze partitiche per far crescere il territorio. Colgo l’occasione di ringraziare il ministro Bianchi che mi ha offerto massima disponibilità a lavorare per un cambiamento epocale per la nostra terra».

Ci svela se le hanno mai proposto di candidarsi a sindaco di Reggio?

«Ho sempre rifiutato ogni candidatura in maniera trasversale sia da destra che da sinistra ed ho sempre rifiutato perchè lontana dalla politica in tal senso. Oggi ho accettato per mettere al servizio le mie competenze sempre nel ruolo di tecnico ed a servizio della collettività e dello sviluppo».

Si sussurra tra gli addetti ai lavori che la strategia di Cannizzaro sia iniziata e che questo sia il primo passo verso Palazzo San Giorgio. Le farebbe piacere essere il primo sindaco donna di Reggio o è un’ipotesi che si sente già di escludere?

«Queste domande andrebbero fatte a Cannizzaro… Io mi impegnerò per fare ciò per cui sono stata nominata per non disattendere le aspettative di tante persone che hanno riposto in me tanta fiducia e speranza. Colgo l’occasione per ricordare che non sono iscritta nè a Forza Italia nè ad altri partiti».

Non le appare poco educativo far filtrare il messaggio davanti alle giovani generazioni, quei cervelli che lei desidera restino in Calabria, che, al netto delle sue indiscutibili e prestigiosissime competenze, si arriva nei posti di vertice in qualità di figli di, moglie di, e oggi, cugini di…

«Ho sempre detto e lo dico da sempre ai miei ragazzi: credete nel merito. Mia madre gestisce un bar ed ho perso il padre a tre anni: sono cresciuta con i sacrifici di mia mamma ed i miei e mi sono fatta da sola grazie a studio e sacrifici. Questi risultati mi permettono di battere i pugni e garantiscono la mia libertà: senza sacrifici non si va da nessuna parte. Sì Cannizzaro è mio cugino ma non si sarebbe mai esposto per poi subire un boomerang di ritorno. Questa è un’occasione per fare bene alla Calabria ed io sono una professionista del fare e sono abituata a rispondere con i risultati. In ogni caso la migliore risposta a queste illazioni sono state le numerosissime attestazioni di stima trasversale che ho ricevuto».

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