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ROMA – Otto anni dalla scomparsa di Franco Fortugno, ucciso a Locri all’uscita dal seggio delle Primarie del centrosinistra il 16 ottobre 2005 con 5 colpi di pistola, un anniversario che non passa sotto silenzio e non viene dimenticato dalle più alte cariche dello Stato. In quest’ottica il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per il tramite del segretario generale Donato Marra, ha inviato un commosso e partecipe messaggio alla famiglia del medico e politico calabrese: «Il ricordo di Franco Fortugno -scrive Napolitano – e di quanti hanno pagato, con il sacrificio della vita, il rifiuto di ogni pratica di intimidazione della criminalità organizzata contribuisce a rafforzare le ragioni della legalità e dello stato di diritto». 

In quest’ottica il Capo dello Stato «rivolge il suo più vivo apprezzamento a quei giovani e alle componenti della società civile che, in Calabria come in altre realtà, si battono, con coraggio e determinazione, per un futuro di completo riscatto dalla violenza prevaricatrice della mafia. Tale generoso impegno si affianca utilmente all’azione della magistratura e delle Forze dell’ordine, alle quali va la gratitudine di tutto il Paese per i crescenti risultati che stanno conseguendo nel contrasto alle vecchie e nuove forme di criminalità». 
Con questi sentimenti il presidente Napolitano «idealmente presente alla cerimonia commemorativa, rivolge» alla famiglia di Fortugno «un caloroso saluto».

Durante la manifestazione di ricordo che si è svolta a Locri, Maria Grazia Laganà Fortugno si è soffermata sull’omicidio del marito: “Ancora oggi, dopo anni di indagini, processi, sentenze, sono certa – ha detto – che tutta la verità sull’omicidio di Franco non sia emersa. C’e’ una zona d’ombra rimasta inesplorata. Non mi sorprende: e’, a ben pensarci, una costante della storia dell’Italia. I delitti piu’ gravi della nostra Repubblica – e l’assassinio di Franco e’ sicuramente uno di questi – in fondo sono rimasti in gran parte irrisolti, avvolti da un alone di incertezza, dalla consapevolezza, e non una semplice sensazione, che la verita’ dovesse fermarsi fino a un certo punto. Perche’ andare oltre – ha spiegato – avrebbe significato disvelare una realta’ troppo pericolosa”.

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