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SONO solo due gli arcivescovi italiani che riceveranno il pallio da papa Francesco nel giorno della festa dei Santi Pietro e Paolo. E uno di loro è il calabrese Giuseppe Fiorini Morosini, arcivescovo di Reggio Calabria. 

Si tratta di una tradizione antichissima, che riguarda gli ordinari che nell’ultimo anno hanno assunto la guida di un’arcidiocesi metropolita. Il frate minimo di Paola, in passato vescovo di Locri-Gerace, nel settembre scorso ha preso possesso della sede reggina, che ha come suffraganee proprio quella di Locri e quella di Oppido-Palmi. E così ora si inginocchia davanti al pontefice in piazza San Pietro per la suggestiva cerimonia, che riguarda anche altri 23 presuli di tutto il mondo. L’altro italiano è Marco Arnolfo di Vercelli. Tre degli eletti, Stephan Burger di Friburgo, Nicholas Wang Tangh del Myanmar, e Tarcisius Zyaye del Malawi, riceveranno invece il pallio nelle loro sedi perché domenica non avrebbero potuto raggiungere il Vaticano. 

LE TAPPE DEI PALLII DAGLI OVILI AL VATICANO – Quella del 29 giugno, però, è una cerimonia che ha un antefatto lungo e ricco sdi simboli. Secondo la tradizione, infatti, la lana dalla quale sono ricavati i pallii viene ricavata da due agnelli allevati dai monaci trapposti. Dal 1644 gli ovini vengono benedetti dall’abate generale dei canonici regolarirateranensi il 21 gennaio di ogni anno, festa di Sant’Agnese, proprio nella basilica sulla via Nomentana che porta il nome della santa che nella simbologia cristiana viene associata all’agnello sacrificale. Poi gli agnelli vengono portati al Papa nel palazzo apostolico coronati uno di rose bianche e uno di rose rosse. Dopo essere stati presentati al pontefice, il loro destino viene affidato alle suore del monastero di santa Cecilia fino al giorno della tosatura, che ogni anno avviene il martedì santo, quando le letture della liturgia ripropongono il brano nel quale il profeta Isaia dice: “Io fui come agnello muto davanti ai tosatori”.

L’ultimo passaggio avviene in un altro giorno simbolico: i pallii, tessuti dalle suore, vengono consegnati in Vaticano il 24 giugno, giorno di san Giovanni Battista, colui che indicò in Cristo l’Agnello di Dio. Il 29 giugno i neo metropoliti li ricevono sulle spalle in ricordo dell’esortazione a san Pietro: “Pasci le mie pecore”. E sulle spalle dell’arcivescovo il pallio resterà in tutte le funzioni solenni fino alla morte, quando verrà posto nella bara.

SPILLONI E FRANGE NERE: COME E’ FATTO IL PALLIO – Simbolica è anche la composizione del pallio. Con Benedetto XVI è tornato alla forma che aveva nel primo millennio: una striscia larga cinque centimetri e lunga due metri e sessanta. Le frange sono nere, come le zampe delle pecore che il pastore è chiamato a tenere sulle spalle. E sopra ci sono cinque croci come le cinque piaghe del crocifisso. Su tre di esse sono infissi gli spilloni, che simboleggiano i tre chiodi usati per le due mani e per i piedi incrociati di Cristo. 

 

 

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