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REGGIO CALABRIA – Sono state 150, nel 2014, le nuove cause di richiesta di nullità di matrimonio, 16 in meno rispetto al 2013; ne sono state esaminate 392, 19 in più rispetto al 2013, di cui 151 decise, 23 in più rispetto al 2013. Sette sono le cause archiviate o dichiarate perenti, 234 le pendenti, per una media di decisione di quasi due anni. Sono questi alcuni dei dati forniti dal Vicario giudiziale del tribunale ecclesiastico della Calabria, mons. Vincenzo Varone, nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario a Reggio Calabria.

Nel prosieguo della sua relazione, mons. Varone, ha detto che «tanti hanno fatto richiesta per avere assegnato gratuitamente un patrono stabile, 105 persone, per difficoltà economiche, e a loro viene concessa l’assistenza legale seguendo la cronologia di arrivo della domanda». Delle 151 cause decise nel corso del 2014, 139 hanno avuto esito «Affirmative» (matrimonio dichiarato nullo), pari al 92%, e 12 «Negative» (matrimonio valido), l’8%.

La durata delle cause è andata da un minimo di quattro mesi ad un massimo di una causa che è durata 22 anni e 11 mesi. In riferimento ai capi di nullità, i dati più significativi sono i seguenti: grave difetto di discrezione di giudizio 103; esclusione della prole 46; esclusione della indissolubilità 28; errore su qualità della persona 16; incapacità ad assumere gli oneri coniugali per causa di natura psichica 15; esclusione del “bonum sacramenti” 8; condizione “de futuro” 8 e dolo 7.

«Il nostro è un lavoro discreto – ha detto mons. Varone – custode dei segreti dell’anima e non evidente agli occhi di chi cerca solo “gli scoop” dei casi eclatanti, che come, ha affermato Papa Francesco ci permette di praticare una giustizia non legalista e astratta ma adatta alle esigenze della realtà concreta. Con il nostro silenzioso e faticoso lavoro “serviamo” il popolo di Dio che ha sete di verità e di bene per la propria vita, per la propria famiglia e per la propria comunità ecclesiale e sociale. I dati statistici non sono semplici riporti essi ci aiutano a leggere in trasparenza l’attività giudiziaria svolta nel corso dell’anno 2014: ogni cifra numerica è “volti e cuori” di persone che, attraverso gli atti processuali, hanno messo in gioco se stessi per la ricerca comune della verità sulla loro condizione».

Nella relazione di mons. Varone, inoltre, si evidenzia «la forte tendenza ad escludere la procreazione che è certamente un segno dei tempi ma è pure una logica conseguenza non solo della incapacità relazionale tra coniugi, ma anche della non capacità di assumersi la responsabilità genitoriale. A ciò si aggiungono anche varie situazioni oggettive di precarietà economica che rendono molte coppie insicure del loro futuro. Sulla durata delle convivenze abbiamo esaminato casi che vanno da un minimo di 6 mesi ad un massimo di 13 anni di vita coniugale. Anche questo dato è significativo per capire che siamo chiamati con forza sempre maggiore alla responsabilità della formazione delle coppie che chiedono il matrimonio-sacramento e ad un impegno efficace nel mettere in atto una pastorale della famiglia che
renda i coniugi soggetti consapevoli e protagonisti della loro missione di sposi».

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