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CITTANOVA (RC) – Il palco è già montato, lì di fronte la chiesa di san Rocco. Tutto intorno, tra le vie e gli slarghi del centro storico di Cittanova, si svolgerà l’ottava edizione del “Tradizionandu Etnofest”. E per l’apertura dell’evento organizzato dall’associazione “Lato2” in collaborazione con il Comune di Cittanova, è davvero tutto pronto. Ogni dettaglio ha già preso forma, ogni attività è stata cesellata a tal punto da incassarsi perfettamente nel circuito che da oggi al 6 settembre riempirà di suoni e contenuti un intero territorio.

Quest’oggi, dunque, il primo atto del festival: inaugurazione della prima Expo enogastronomica della BCC Young e della BCC di Cittanova. Aziende a confronto, prodotti in mostra per spiegare come la storia di un luogo si costruisce anche su ciò che coltiva e consuma. Quindi gli stand per l’approfondimento culinario e nutrizionale, dimostrazioni e seminari tematici.

Il “Tradizionandu Etnofest”, quello diventato famoso per la sua capacità di fondere stili e generi in un unico canovaccio culturale, aprirà le porte al pubblico il 4 settembre. Taleh, Mutraka, Banda Corapi e i Ipercussonici animeranno la prima serata di luci e suoni del Mediterraneo. Poi, il 5 settembre, Adriano Bono, Parafonè, e Municipale Balcanica con Alfio Leocata. Per il gran finale, Jerusa Barros da Capoverde, Slivovitz, Daniele Sepe con la collaborazione di Francesco Sicari, e Sandro Joyeux con il suo “Da Parigi a Dakar”.

I convegni, il 5 e il 6 settembre, affronteranno i temi scottanti dell’attualità regionale, nazionale ed europea. L’immigrazione, la questione culturale del Mediterraneo, i linguaggi di un tempo che cambia troppo rapidamente rispetto ai valori, alle credenze, alle necessità identitarie. Interverranno don Pino De Masi di “Libera”, il sindaco di Riace Mimmo Lucano. E ancora, la docente universitaria Consuelo Nava e lo scrittore e studioso Francesco Bevilacqua. Domenica mattina, insieme all’associazione “Gente in Aspromonte”, e alla guida esperta Giuseppe D’Amico, verrà affrontato il sentiero “La via dei popoli in cammino”: un itinerario storico riscoperto dai ricercatori dell’università del Kentucky.

Ma “Tradizionandu” è anche altro. I seminari, le masterclass, la didattica musicale. E, in crescendo, un impegno sociale e culturale di tantissimi giovani che riscoprono e negoziano se stessi a partire dal territorio. Insomma, gli ingredienti ci sono tutti perché anche l’ottava edizione del festival diventi una bella pagina di storia calabrese da raccontare e, volendo, da poter ricordare in un futuro diverso da oggi.

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