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Lo sport molto conosciuto all’estero ha iniziato a radicarsi anche nella nostra regione

REGGIO CALABRIA – In altre regioni ha già messo radici. Ma presto anche in Calabria potremo abituarci a vedere ragazzi e ragazze giocare nei parchi e nei campi ufficiali a un gioco che vagamente somiglia al baseball – per via della mazza, della palla e del guantone – e che preannuncia di avere un successo infinitamente superiore al principale sport americano (che in Italia non ha mai avuto fortuna). È il cricket. E si radica lì dove vivono comunità immigrate provenienti da Bangladesh, India, Sri Lanka, Pakistan, e da tutti gli altri paesi del Commonwealth britannico: Galles, Australia, Nuova Zelanda, Sudafrica, Zimbabwe e nei Caraibi anglofoni.

Il cricket è nato in Inghilterra, almeno nella sua forma moderna, e in forza della sua diffusione geografica è di fatto il secondo sport più seguito al mondo. Il cricket è uno sport di squadra, giocato fra due, il partite dalla durata assai variabile: possono durare dalle ore a vari giorni, con numerosi intervalli e una terminologia complicata che lo rendono difficilmente comprensibile agli spettatori poco esperti. Ne esistono diverse versioni, differenti nella durata: le più note sono Test (durano 5 giorni), One Day International (ODI, della durata di un giorno) e – il più diffuso in Italia – il Twenty20 (T20), con partite che durano circa 3/4 ore. Il Calabria questo sport si sta diffondendo spontaneamente man mano che cresce la comunità di cittadini stranieri, principalmente pakistani e indiani, residente soprattutto in provincia di Reggio Calabria e impegnati nei lavori agricoli e dell’allevamento della zona.

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Ed è sempre grazie a un “immigrato” che questo sport sta facendo passi avanti per assumere forma e sostanza organizzata all’interno della federazione sportiva nazionale: Jaime Gonzales Molina, uno spagnolo di Alfas del Pi (Alicante) che per amore ora vive a Sant’Agata del Bianco, in provincia di Reggio, giocatore professionista di cricket che ha messo su un’associazione sportiva affiliata alla Federazione Cricket Italiana e iscritta al registro nazionale delle associazioni e società sportive dilettantistiche del Coni. E la sua prima sfida è far comprendere a fondo lo “Spirit of the Game”, lo spirito di gioco nel quale conta divertirsi nel massimo rispetto delle regole, dei compagni, degli avversari e degli arbitri.

LA SCUOLA – Grazie alla Federazione Cricket Italiana, l’associazione di Sant’Agata del Bianco da due anni realizza dei corsi d’introduzione al cricket per le scuole attraverso il “Programma promozione sviluppo” che impiega allenatori federali facenti parte del Gruppo Italiano Tecnici di Cricket. Si tratta di corsi gratuiti, biennali, che si sviluppano durante l’orario scolastico in coordinazione con gli insegnanti di scienze motorie. Alla fine del corso del primo anno, al centro scolastico viene consegnato gratuitamente un set di “Kwik Cricket” che contiene le attrezzature di base con le quali gli studenti possono continuare a giocare a cricket.

CERCASI CAMPO DISPERAMENTE – La Asd Cricket Calabria è ora alla ricerca di un terreno pianeggiante dove poter costruire il primo campo di cricket nella storia di questo sport nella regione. «Un campo dove i ragazzi i le ragazze possano allenarsi e dove la Calabria possa avere la possibilità di essere rappresentata nel campionato nazionale, accogliendo in questo modo altre regioni dell’Italia che già lo praticano, come la Sicilia, la Campania, l’Emilia-Romagna, il Lazio, la Liguria, la Lombardia, la Toscana, il Trentino e il Veneto. Le dimensioni del campo che si sta cercando non hanno limiti: sebbene il cricket tradizionale si giochi su campo in erba di forma ovale o circolare, piò essere adattato anche a campi di forma rettangolare, come quelli da calcio. E non ci sono dimensioni precise; il diametro dello spazio ovale varia solitamente tra i 140 e 150 metri. Nel caso della forma rettangolare, la dimensione ideale sarebbe quella di due campi di calcio affiancati. Ma nonostante queste dimensioni, gran parte del gioco del cricket si svolge nel centro del campo, in una sorta di corridoio chiamato “pitch” (una zona rettangolare che misura 20,12 metri in lunghezza per 3,05 metri in larghezza). Agli estremi di ogni base (bowling creases) saranno inseriti gli “stumps” (dei paletti).

LA SQUADRA DEL PAPA – E quando il campo ci sarà – spiega Jaime Gonzales – una della prime squadre a scendere in trasferta potrebbe essere quella di Papa Franscesco. «Per il carattere d’integrazione di questo sport il Consiglio Pontificio alla Cultura della Città del Vaticano si è infatti interessato al nostro progetto, anche perché nel 2013 Papa Francesco ha dato il suo beneplacito alla creazione del “St. Peter’s Cricket Club-Vatican”, la squadra di cricket del Vaticano il cui obiettivo è fomentare la “Cultura dell’incontro” tra culture, religioni e fedi diverse attraverso il singolare e coinvolgente sport del cricket».

L’EVENTO – Il 2 aprile scorso, in vista della prima “Giornata nazionale del cricket per profughi e rifugiati politici” organizzata dalla Federazione Cricket Italiana con il patrocinio del Coni e dell’Unhcr, allo stadio comunale di Bianco, si è svolta una partita di cricket con ragazzi del progetto di accoglienza Sprar “Approdi Mediterranei” dell’Arci Provinciale Reggio Calabria, del centro Sprar Exodus di Africo e con alcuni ragazzi extra-comunitari che praticano il cricket ad Ardore, Locri e Bovalino. Utilizzando la modalità di partita T20, la prima selezione ad entrare in campo per battere è stata quella della Locride che è riuscita a realizzare 98 “runs” (corse o punti) con un eccezionale intervento del giocatore Mudassir di Bovalino. La selezione di Villa San Giovanni-Rc, che doveva arrivare a 99 runs per poter vincere la partita, è riuscita soltanto ad arrivare a 61 “runs” dovuto a che i suoi 10 battitori sono stati eliminati prima. La partita ha avuto dei momenti molto spettacolari grazie ai “catch” (pallina pressa al volo dopo essere stata colpita con la mazza), “shots” (colpi di mazza) e “wickets” (paletti colpiti) dei giocatori provenienti dall’India, dal Pakistan e dal Bangladesh. Parole complicate? È solo questione di tempo. Francesco Mollo

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