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Diego Leocani

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BRANCALEONE (REGGIO CALABRIA) – Ai tempi della pandemia di covid-19 in molti si stanno adoperando, svolgendo il proprio lavoro in modo impeccabile rischiando la vita giorno per giorno. E’ il caso di Diego Leocani, un postino della società Poste Italiane del Centro distribuzione di Melito Porto Salvo che quotidianamente opera nella zona rossa di Melito, un territorio dichiarato ancora off-limits dal presidente della Regione Calabria Jole Santelli che lo ha blindato per non diffondere l’infezione.

«La vita di tutti è cambiata, e come tutti – ha esordito il portalettere – anche io sto molto attento a seguire le regole, certo è stato difficile i primi tempi ma sapendo che è per salvaguardare sia la mia salute che quella altrui, mi sono adeguato al cambiamento. Uso il gel igienizzante e i guanti e mantengo i contatti con amici e parenti solo telefonicamente ed esco solo per necessità. Quando faccio le consegne – continua Leocani – in giro non c’è quasi nessuno perché la popolazione sta seguendo correttamente le direttive e tutte le forze dell’ordine stanno svolgendo al meglio il proprio lavoro e dispiace molto anche vedere molte attività chiuse, stiamo vivendo un incubo a occhi aperti. Le interazioni sociali sono cambiate: la gente ha paura ma un minimo di speranza c’è sempre ed è quella che ci aiuta ad affrontare tutto questo. Quando ci si incontra per strada e ci si saluta o si scambia qualche parola lo si fa da lontano anziché con una stretta di mano come eravamo abituati a fare».

Questo isolamento sociale non è facile per nessuno, ma chi ne soffre di più sono, indubbiamente, gli anziani poiché non vedono i figli e nipoti, e hanno dovuto cambiare le proprie abitudini e poi i bambini non sempre sono in grado di capire realmente la situazione e lo stare in casa, con l’energia che hanno, è veramente difficile, sentono la mancanza dei parenti, amici e delle maestre. «Aneddoti ci sarebbero tanti da raccontare – continua il dipendente di Poste – ma quelli che ricordo con piacere sono la consegna di un pacco fatta ad un signore di Melito Porto Salvo, che per la prima volta, dopo quasi due anni che lavoravo nella sua zona, ho potuto conoscere, perché la mattina lui a casa non c’era mai per motivi di lavoro e grazie in un certo senso al Coronavirus, ci siamo fatti due belle risate».

La situazione più commovente e rinfrancante in cui si è trovato il nostro postino è stata la consegna «di un pacco contenente un giocattolo per un bambino che faceva il compleanno dopo 2 giorni». «I genitori quasi in lacrime – racconta Leocani – mi hanno ringraziato perché tutti i negozi di giocattoli erano chiusi per questa orrenda situazione e il loro figlio sarebbe rimasto molto deluso senza riceverlo. Da qui ho capito che il nostro lavoro a volte serve a portare anche qualche bel sorriso tra le persone».

L’interazione con le persone in questo periodo di emergenza sanitaria è varia. «C’è chi capisce ed è informato sulle norme vigenti in ambito di consegna e quindi non crea problemi – spiega il portalettere – e chi ancora non è pienamente consapevole della situazione, quindi ha difficoltà ad adeguarsi. In molti mi guardano con rispetto ed ammirazione visto che non mi esimo dal compiere il mio dovere andando anche in zone rosse, cioè ad alto rischio di contagio».

Poste Italiane fin da subito ha provveduto a fornire i mezzi per affrontare in sicurezza questa pandemia ai propri dipendenti, quali mascherine, guanti, gel igienizzante e sanificazione dei locali e degli automezzi, oltre, naturalmente a dare delle direttive precise per la consegna sicura della posta senza dover entrare in contatto con gli utenti. «Se prima per le raccomandate era necessaria la firma del destinatario – precisa Diego – adesso, con il nuovo Decreto legge, possiamo firmare noi al posto del destinatario dopo aver ricevuto il consenso dello stesso ed esserci accertati della sua presenza». Il nostro portalettere prova anche ad immaginare come sarà il futuro superata la fase emergenziale.

«Le prime cose che farò – conclude – saranno quelle di riabbracciare tutti i miei colleghi, amici e ovviamente portare mio figlio Raul e mia moglie in qualche bel posto per una settimana».

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