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I tre segretari di Cgil, Cisl e Uil, Landini, Furlan e Barbagallo (Foto Ansa)

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REGGIO CALABRIA – Sono diverse migliaia le persone che hanno scelto di partecipare al corte organizzato nell’ambito della manifestazione “Ripartire dal Sud” indetta dai sindacati Cgil, Cisl e Uil a Reggio Calabria.

Il corteo vede in testa uno striscione con la scritta “#futuroalLavoro. Ripartiamo dal Sud per unire il Paese”, e a guidare la folla ci sono i segretari generali Maurizio Landini (Cgil), Annamaria Furlan (Cisl) e Carmelo Barbagallo (Uil). Tra i presenti anche il Governatore della Regione Calabria, Mario Oliverio, il segretario del Pd Nicola Zingaretti e l’ex segretario della Cgil Susanna Camusso.

La manifestazione ha preso il via da Piazza De Nava, e dopo aver attraversato corso Garibaldi raggiungerà Piazza Duomo, dove sono previsti i comizi conclusivi. Secondo gli organizzatori i partecipanti sono giunti dalla Sicilia alla Campania, ma anche dalla Puglia, dal Veneto, da Torino e da ogni angolo della Calabria per un totale stimato di oltre 25 mila persone. Ci sono lavoratori e pensionati, tantissimi lavoratori precari e molti migranti tra quanti manifestano per chiedere attenzione e spazio nell’agenda del Governo per il Sud, che ha enormi potenzialità, secondo i sindacati, ma rischia di ancora posizioni accrescendo il divario con il resto del Paese e dall’Europa.

«Una mobilitazione nazionale unitaria – hanno sostenuto i sindacati – per rivendicare dal Mezzogiorno la centralità del lavoro come leva per eliminare le profonde disuguaglianze sociali, economiche e territoriali che esistono in Italia».

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In particolare, il segretario Landini ha rimarcato come «C’è un arretramento di tutto il Paese rispetto all’Europa e non solo. Per noi l’Italia va unita e non divisa. Basta con le logiche dell’autonomia differenziata, che aumentano ancora di più le disuguaglianze. C’è bisogno di fare investimenti – ha aggiunto Landini – sia in infrastrutture materiali ma anche in quelle sociali e serve una politica industriale». «È sotto gli occhi di tutti la contraddizione di chi ha raccontato che saremmo un Paese invaso e che i problemi si risolvono chiudendo i porti, senza rendersi conto però che i giovani, soprattutto del Mezzogiorno, se ne stanno andando. Purtroppo – ha aggiunto Landini – questo è un modo per disperdere intelligenze e capacità a beneficio di altri Paesi più furbi che ne beneficiano». Per poi ribadire che «È necessario che il governo ascolti questo popolo e questa piazza e che discuta assieme a chi li rappresenta su come cambiare davvero il Paese».

Dal canto suo il segretario Barbagallo ha aggiunto: «Noi stiamo cercando di impedire che i provvedimenti che il Parlamento approva su proposta del Governo producano ulteriori danni al Paese. Ogni volta poi si lamentano che non riusciamo a modificare gli errori che fanno. Il Sud – ha aggiunto – è rimasto lettera morta per molti anni. Bisogna fare qualcosa. Le Regioni che non utilizzano i Fondi europei e di coesione sociale sono colpevoli e andrebbero commissariate». «Il Sud ha il reddito al 50% di quello del Nord, ma abbiamo un debito pubblico uguale per tutti. Come faremo a onorare gli impegni del debito, che non è aumentato in questi anni, se le regole europee sono sbagliate? Ripartiamo dal Sud». «Nel ’72 – ha aggiunto – ero qui. Ora spero si vada oltre la partecipazione di allora. Noi continuiamo ad essere in mezzo ai lavoratori, ai pensionati, ai giovani che sono costretti a cercare prospettiva all’estero. Il Paese ha anche un problema demografico, ma se non c’è lavoro i giovani non fanno famiglia. Dobbiamo fare in modo che ci sia la speranza per loro e per il Paese. C’è la sensazione con l’autonomia differenziata di lasciare le risorse al Nord e creare nel Paese scuola, sanità e diritti di serie A e di serie B». 

Per Annamaria Furlan, segretario della Cisl, «questa di Reggio Calabria oggi è una manifestazione imponente. Migliaia e migliaia di donne, di uomini e soprattutto giovani giunti da ogni regione del Mezzogiorno e anche dal resto d’Italia, con la loro presenza, lanciano un messaggio al Governo che non può essere ignorato: l’Italia non esce dalla crisi senza lo sviluppo del Mezzogiorno». «Per il Sud è necessario non solo procedere a massicci investimenti per l’innovazione infrastrutturale e delle opere civili ed il recupero di tutto il capitale sociale perchè diventi veramente attrattivo per gli investimenti privati», ha poi aggiunto Furlan, pr la quale «di pari passo, poi occorre coinvolgere nei progetti di sviluppo le nuove generazioni del Mezzogiorno che dopo la formazione universitaria vanno via dalle loro terre per andare spesso all’estero, impoverendo così ulteriormente la parte più difficoltà del Paese».

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