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Era stato condannato per una serie di reati commessi a Reggio Calabria negli anni Novanta, si è laureato a Perugia

REGGIO CALABRIA – Giuseppe Barreca, sessant’anni, condannato definitivamente all’ergastolo per una serie di reati perpetrati nell’area sud della città negli anni Novanta, dopo aver conseguito anni addietro la laurea in Scienze della Comunicazione presso l’Università di Perugia, si è addottorato per la seconda volta in Comunicazione istituzionale presso lo stesso ateneo con altissima votazione.

Il dottor Barreca, per quanto è dato sapere, è l’unico detenuto nelle carceri italiane ad aver conseguito due lauree per lo stesso orientamento tecnico, ma è stato anche destinatario di diversi premi letterari avendo partecipato a concorsi su scala nazionale.

La tesi della seconda laurea è stata peraltro ritenuta meritevole di dignità di stampa e quindi è confluita nel testo accademico ufficiale dell’Università di Perugia e sarà utilizzata quale tema di approfondimento scientifico (diritto privato) da parte degli studenti della Facoltà di Scienze politiche. Ovvio, quindi, l’orgoglio di Barreca che ha scoperto nello studio e nella cultura una via di riscatto da una condotta che gli è valsa il carcere a vita. Lo stesso non dispera di riguadagnare la libertà perduta così come il fratello Santo, anch’egli condannato per gli stessi reati ed ormai prossimo alla laurea, e che ha già lasciato le carceri poiché recentemente ammesso al beneficio della libertà condizionale che gli consente di lavorare – totalmente libero – in una azienda del nord Italia, lontano dalla Calabria.

Del resto, come puntualizzano gli avvocati Aurelio e Steve Chizzoniti, che assistono i fratelli Barreca, «ben due giudici per le indagini preliminari della Repubblica hanno conclamato in tempi diversi l’ormai avvenuta estinzione della cosca Barreca i cui esponenti di spicco sono da tempo redenti grazie anche all’alta professionalità del personale penitenziario, equipe sociali e Magistrati di Sorveglianza operanti presso le strutture carcerarie ove gli stessi sono stati ristretti per ben ventisei anni. Questo depone – proseguono i difensori – per una netta vittoria dello Stato rispetto all’illegalità oggi ampiamente rinnegata, attraverso fatti concreti e concludenti, dai due ergastolani tenacemente proiettati verso ulteriori, significativi e più prestigiosi traguardi. Da evidenziare – concludono gli avvocati Chizzoniti – il ruolo della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria che, attraverso il sostituto Giuseppe Lombardo, ha scrupolosamente istruito le istanze formalizzate dai fratelli Santo e Giuseppe Barreca poi accolte dai rispettivi Tribunali di sorveglianza territoriali di Sassari e dell’Aquila».

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