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Il rapper Kento

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LOCRI – Nonostante il carcere sia l’esperienza più brutta che possa capitare ad una persona, il periodo della detenzione non deve essere vissuto come un tempo vuoto, ma come un’opportunità, un’occasione per ripartire, per riappropriarsi della propria vita.

È questo il principale messaggio scaturito dagli incontri (due in remoto ed uno in presenza) tra il rapper e scrittore Francesco “Kento” Carlo e i detenuti della Casa Circondariale di Locri, all’interno del progetto “Adotta uno scrittore“, in collaborazione con il Salone Internazionale del Libro di Torino che ha fatto così, per la prima volta, tappa in Calabria.

Anche l’ultimo incontro è stato ricco di contenuti, al pari dei precedenti; questo però è stato caratterizzato dall’emozione suscitata dal contatto umano diretto, che ha finalmente sostituito il collegamento sul web.

Ad accompagnare il confronto tra Francesco “Kento” e i detenuti sono state le pagine del libro “Barre. Rap, sogni e segreti in un carcere minorile” (edito da minimum fax) dove il rapper reggino ha raccolto l’esperienza di oltre dieci anni di laboratori sulla scrittura tenuti negli Istituti penitenziari minorili.

I detenuti del carcere di Locri hanno accostato le tantissime analogie esistenti tra la loro situazione e quella dei minori, notando che le storie raccolte da Kento nel pianeta della detenzione minorile presentano aspetti ancora più drammatici, dentro le quali il rapper ha saputo cogliere ed affrontare problematiche comuni: “la solitudine, l’amore, la famiglia”, come hanno evidenziato gli stessi detenuti in una riflessione scritta e letta nella sala del teatro dove è avvenuto l’incontro.

Kento

Sono rimaste in piedi le domande su quanto, e come, il carcere aiuti il reo ad essere rieducato e ad essere nuovamente inserito nella società; tutti, però, hanno concordato con Kento che per i minori si dovrebbe pensare a qualche altra forma che non sia la cella di un carcere.

Questo ultimo incontro è stato preceduto dalla visita agli ambienti della Casa Circondariale locrese che si presenta sempre più come un modello virtuoso, grazie alle numerose attività messe in piedi. La direttrice Patrizia Delfino, assieme al dirigente aggiunto del corpo di Polizia Penitenziaria, Paolo Cugliari, all’educatrice Marika Foti e ad altro personale in servizio nel penitenziario, hanno fatto da ciceroni al rapper che era accompagnato dal Dirigente scolastico del Cpia di Reggio Calabria, Gaetano Marciano e dalla sua vicaria, la professoressa Maria Malara (il progetto è stato realizzato in collaborazione con la scuola carceraria); il Dirigente Marciano si è complimentato per l’esito di questo progetto e per la valenza educativa e culturale che esso ha rappresentato.

Accogliendo la richiesta dei detenuti, Francesco Kento ha cantato alcuni dei suoi brani più recenti (che è possibile ascoltare gratuitamente su tutte le piattaforme di streaming); al termine il rapper ha rivolto a tutti parole di gratitudine: «Ci tengo a ringraziare ancora una volta tutti voi che mi avete dato questa bellissima opportunità. Il tempo passato insieme è volato, spero che ci sia un seguito a quest’esperienza, che entra da oggi tra i miei ricordi più significativi come scrittore e come uomo».

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