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Giuseppe Nicolò (a destra) con il sindaco di Lucca Alessandro Tambellini

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REGGIO CALABRIA – La donazione di un grammofono a mobile dal fascino retrò del collezionista reggino Giuseppe Nicolò ha portato tra le sale della Fondazione Giacomo Puccini una ricchezza immensa. Un regalo per omaggiare il tenore Enrico Caruso in occasione delle celebrazioni del centenario della sua scomparsa.

La donazione – in quercia antichizzata, nero anilina, Maxitone meccanismo Garrard – si è svolta in occasione dell’evento “Caruso is singing like a god” – Omaggio di Puccini a Caruso 1921 – 2021 nella sala video della biglietteria del Puccini Museum a Lucca.

A corredo del grammofono sono stati offerti anche alcuni dischi 78 giri di inizio ‘900 fra cui una incisione di Enrico Caruso di “E lucevan le stelle” che è stata fatta ascoltare ai presenti. Un omaggio che affonda le sue radici nella storia. Si narra infatti che il grande tenore italiano incise i suoi primi dischi con arie d’opera per conto della casa discografica inglese Gramophone & Typewriter Company.

Caruso fu il primo a cimentarsi con grande successo nella nuova tecnologia, fino ad allora non presa in considerazione o poco amata dagli altri cantanti. Un nuovo modo di fare musica che gli portò fortuna: il tenore fu il primo artista nella storia a vendere più di un milione di dischi con l’aria “Vesti la Giubba” tratta dall’opera Pagliacci e venne poi premiato con il Grammy Hall of Fame Award 1975.

Durante l’incontro che si è svolto nei giorni scorsi, organizzato dalla Fondazione Giacomo Puccini, dal Centro Studi Giacomo Puccini e Lucca Classica in collaborazione con il Museo Enrico Caruso, il Teatro del Giglio, Cluster, l’Associazione case della memoria e Lucca Promos, il presidente del Centro studi Giacomo Puccini- Gabriella Biagi Ravenni ha tessuto il rapporto musicale e umano tra i due artisti, traendo all’epistolario pucciniano alle testimonianze lasciate dal celebre tenore, assieme a Silvia Bazoli del Museo Enrico Caruso e Giuseppe Nicolò.

Il tenore Enrico Caruso è stato, infatti, un grande interprete delle opere del maestro Giacomo Puccini, tanto che quando i loro nomi apparivano sullo stesso cartellone per gli impresari era sinonimo di successo assicurato, di teatri esauriti e incassi sbalorditivi, di recensioni superlative. L’incontro tra Caruso e Puccini pare sia avvenuto in occasione di quella Bohème grazie ad una leggendaria audizione che lo stesso Caruso tenne a Torre del Lago, nella villa del maestro, al termine della quale sembra che Puccini abbia esclamato: “Chi t’ha mandato, Dio?”.

Caruso e Puccini erano legati non solo professionalmente, ma anche da un’amicizia, nata in occasione della prima messa in scena a Livorno de “La Bohème” nel 1897 e durata fino alla morte prematura del tenore.

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