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Alan Barillaro

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UNA storia che inizia a Mammola in Calabria e arriva dritta dritta nella notte degli Oscar, al Dolby Theatre di Los Angeles con il premio per il Miglior corto di animazione a “Piper” (LEGGI LA NOTIZIA DELLA VITTORIA AGLI OSCAR). A firmarlo il regista Alan Barillaro. Lui, Barillaro ha origini calabresi. Il padre Nicodemo detto Nic a Mammola (Rc), dov’è nato, ha vissuto fino ai dieci anni; la madre è abruzzese. Il corto racconta la storia di un piccolo piovanello che deve imparare a procurarsi il cibo e affrontare la propria idrofobia.

Barillaro cosa ha provato quando ha vinto l’Oscar?

«È una sensazione travolgente ricevere l’Oscar, soprattutto perché questo premio viene votato dai colleghi di lavoro. Ci sono così tanti film meravigliosi…».

Com’è nato Piper? Cosa l’ha ispirato? E a chi ha dedicato l’Oscar?

«Se vi è accaduto di guardare un piccolo piovanello correre avanti e indietro sulla riva, capirete da dove è nata la mia intuizione. È stato anche un modo per me di esprimere i miei timori come genitore. Spero che i miei figli riusciranno sempre a trovare la fiducia per rialzarsi di fronte alle avversità, questo gli consentirà di fare errori permettendogli anche di crescere in un modo che potrebbe persino sorprenderci come genitori. Queste erano le riflessioni che mi hanno accompagnato quando ho fatto questo lavoro, ecco perché ho dedicato l’Oscar ai miei figli».

Cora, Theo e Marcello… ma cosa ha detto sua moglie subito dopo la vittoria?

«Nel momento in cui il mio nome è stato annunciato, mia moglie mi ha abbracciato e questo vale più di ogni altra parola. Quella sera erano presenti anche i miei genitori ed anche questo ha reso il momento davvero speciale. Entrambi i miei genitori erano insegnanti di scuola. Mio padre insegnava, storia, scienze politiche e diritto, prima di intraprendere un’altra strada. Mia madre era il capo-dipartimento nella scuola dove ho imparato il computer (quando avere un computer era una cosa rara, aggiunge). Questa esperienza mi ha portato ad intraprendere la strada dell’animazione. Non avrei mai potuto lavorare per Pixar se non avessi avuto il loro sostegno amorevole ed il loro incoraggiamento».

Progetti futuri?

«Attualmente sono Co-Supervising di Animazione per il film della Pixar, “Incredibles 2” insieme a Tony Fucile, anche lui ha radici nel Sud Italia».

Ma cos’ è per lei il Cinema?

«Dopo aver lavorato nel campo dell’Animazione per 25 anni per me il Cinema è ancora magia. L’animazione in particolare ti permettere di sognare una storia per poi trasformarla in realtà. E mi chiedo: dove arriverà il Cinema nel prossimo futuro ed in quali forme si evolverà nei prossimi cento anni? Ogni giorno sono felice di poter fare parte di questo mondo».

Lei hai vinto l’Oscar con un corto, ma in futuro potrebbe dirigere un lungometraggio?

«Questa esperienza mi ha insegnato che se si ha un’idea che ci sta profondamente a cuore, occorre provare qualsiasi strada per portarla avanti. Penso che tutti gli artisti trovino il modo per farlo. Tuttavia non voglio dirigere solo per il gusto di dire che sono un regista o semplicemente per dire che ho fatto un film. Ci dev’essere l’idea giusta e molto tempo per elaborarla. Per esempio “Piper” dura solo sei minuti ma ci sono voluti tre anni per realizzarlo».

“Piper”, è anche un po’ calabrese?

«Beh, l’idea da cui nasce un film è personale, e quindi in questo senso è sempre influenzata dalle origini, anche familiari. La decisione di diventare un artista per quanto mi riguarda non si sarebbe mai potuta realizzare senza il sostegno della mia famiglia. Mio padre dipingeva e mio nonno, Filippo Barillaro, era un vero artista come designer di scarpe. Voleva sempre disegnare con me quanto io ero molto piccolo. Sono stato molto fortunato. La mia famiglia ha sempre accettato il fatto che io volessi diventare un artista. Mi è stato sempre permesso di essere un sognatore e di inseguire quello che amo».

Quando sente la parola Calabria, cosa le viene in mente?

«Quando penso alla Calabria penso alla storia della mia famiglia».

Sua madre, invece, è di origini abruzzesi?

«Mia madre è nata a Digoin, Saone e Loira, in Francia. Suo padre era di Torre dei Passeri e sua madre di Bussi sul Tirino, vicino Pescara».

Ha mai visitato l’Abruzzo?

«Ho avuto il privilegio di visitare l’Abruzzo una volta. È stato meraviglioso».

Se dovessi scegliere un piatto italiano da far provare ai suoi amici canadesi, quale sceglierebbe?

«Sono cresciuto cucinando fin da quando ero molto giovane, così come i miei fratelli. Abbiamo imparato le ricette tradizionali dei miei genitori e dei nonni, quindi sarebbe difficile scegliere un solo piatto. È impossibile trovare lo stocco in California ma il baccalà – come lo cucinava mia nonna Carmelina per me – è in assoluto il mio piatto preferito».

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