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Lorenzo Albanese

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RIZZICONI (REGGIO CALABRIA) – La capacità di sentire profondamente le note, aiutarle a liberarsi per andare oltre lo spartito che le contiene: è questo che fa di un bravo musicista un vero e proprio talento. Lo avranno compreso bene i giudici di “Amadeus Factory” quando nel 2017 si trovarono davanti Lorenzo Albanese, fisarmonicista di Rizziconi in provincia di Reggio Calabria, e lo premiarono come miglior allievo dei Conservatori italiani.

Da quel momento in poi la vita di quel ragazzo di appena 21 anni, cambiò radicalmente. Di concerto in concerto, 77 in un solo anno, è salito sui palchi di tantissimi teatri europei, davanti a un pubblico attento e curioso di ascoltarlo.

«Sì, è la capacità interpretativa che ti fa andare oltre – spiega Lorenzo -. Dietro un buon musicista c’è sicuramente tanta passione ma anche molte ore dedicate allo studio. Tante volte sono stato invitato ad andare fuori con gli amici o a partire per una breve vacanza, ma ho sempre rifiutato e a dire il vero non mi sono mai pentito di averlo fatto perché vivere della mia musica è ciò che ho sempre desiderato fare oltre ogni cosa».

Oggi Lorenzo Albanese di anni ne ha 25 e continua la sua personale ricerca verso quell’idea di perfezione che è insieme estro creativo e abilità tecnica.
Incuriosisce e sorprende la sua storia musicale, nata quasi per caso, dove le tradizioni della sua terra e gli affetti familiari sono sempre presenti e lo accompagnano ovunque, anche in luoghi troppo distanti dalla sua Rizziconi.
Suo padre ha un’azienda di autotrasporti, sua madre si è sempre occupata della famiglia. Lui ha iniziato a suonare a soli quattro anni l’organetto diatonico, lo strumento delle feste, delle ballate popolari calabresi.

«Fu mio nonno Michelangelo – continua – ad offrirsi di regalarmi una fisarmonica se avessi imparato a suonarla. E così mi ritrovai tra le mani questo strumento e una solenne promessa da mantenere».

Lorenzo decise di iscriversi all’Istituto tecnico industriale e intanto continuò a studiare la fisarmonica. Ma qualcosa di strano iniziò a serpeggiare in lui, una specie di inquietudine che non lo abbandonava mai.

«Un giorno a scuola – racconta – eravamo quasi alla fine del secondo anno scolastico, il mio insegnante iniziò a elencarci il programma che avremmo dovuto studiare l’anno successivo, e iniziò a parlare di lampadine e altre cose del genere. Fu in quel momento che mi chiesi per la prima volta e in maniera molto lucida che c’entravo io con le lampadine. Ricordo di essere tornato a casa e di aver detto a mia madre, con grande determinazione, che quella vita non mi apparteneva affatto. L’anno dopo iniziai a frequentare il liceo musicale e qualche anno dopo passai al Conservatorio. Da quel momento in poi fu tutto più chiaro per me, ciò che volevo era diventare un musicista vero. Lungo la strada ho avuto la fortuna di incontrare buoni maestri come Luca Colantonio che non solo è riuscito a trasmettermi l’idea della musica come espressione di grande libertà, ma anche di farmi vivere l’impegno e lo studio come scelta consapevole e mai imposta dall’alto. Devo sempre a lui il prezioso suggerimento di partecipare ai concorsi riservati ai giovani musicisti che mi ha fatto vincere nel 2017 il premio “Amadeus”».

Sotto la direzione artistica di Lorenzo Albanese si è aperta la settima edizione del Festival dedicato alla memoria di “Fausta Russo” nell’auditorium di Lorica, con Giuseppe e Giacinto Maiorca. Sabato toccherà allo stesso fisarmonicista di Rizziconi esibirsi sul palco e lo farà anche domenica accompagnato da Gabriele Corsaro e dal suo maestro Luca Colantonio.

«La conoscenza è fondamentale anche nello studio della musica – conclude Lorenzo -. Quando affronto un nuovo brano, cerco sempre di capire cosa ha ispirato l’autore e quali erano i luoghi e le condizioni storiche in cui quella musica prendeva forma. Non si può fare propria un’opera se non si scende nelle profondità di chi l’ha pensata e l’ha poi lasciata agli altri musicisti come una rara e preziosa eredità».

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