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LA DEPRESSIONE non abita in Calabria o almeno a queste latitudini non la si cura con i farmaci. Lo rivelano i dati resi noti dall’Aifa, l’Agenzia del Farmaco, durante la presentazione del rapporto Osmed sul consumo di medicinali.

Le realtà con la maggior percentuale di soggetti aderenti al trattamento antidepressivo sono state le province di Bolzano e Trento e la regione del Friuli Venezia Giulia. Al contrario, quelle con la percentuale più bassa sono risultate proprio la Calabria e la Basilicata. Le analisi per genere e per fasce d’età non mostrano particolari differenze, ad eccezione di un lieve aumento della aderenza nei soggetti più giovani (25,2% negli over 45) e di sesso femminile (24,9%). In questo scenario, oltre agli specialisti, i medici di medicina generale giocheranno un ruolo di primo piano, in quanto circa il 50% dei pazienti affetti da depressione sono presi in carico da questi ultimi.

Più in generale, dai dati emerge che la spesa farmaceutica è in calo in tutte le regioni e le maggiori riduzioni si registrano però in Calabria (-13,1%) e Puglia (-8,8%). È invece la Sicilia a registrare il picco massimo di spesa pro-capite per farmaci (258 euro) e di consumi (1086 dosi giornaliere ogni mille abitanti). Dal Rapporto si rileva anche che se la più virtuosa è la Provincia Autonoma di Bolzano (con 149 euro di spesa pro capite), il Lazio è invece al secondo posto, dopo la Sicilia, per consumi territoriali e spesa lorda pro capite.   A fronte di una media nazionale di 204,3 euro pro capite, la spesa per farmaci oscilla dunque da un valore massimo di 258 euro pro capite registrato in Sicilia ad un valore minimo di 149 euro della Provincia Autonoma di Bolzano.    Il consumo di farmaci è invece in aumento in quasi tutte le regioni, ad eccezione di Abruzzo, Campania e Puglia. Gli incrementi più elevati rispetto al 2010 si registrano in Lombardia, P.A. di Bolzano (+3,1%) e nella P.A. di Trento (+2,7%). Queste disomogeneità regionali, commenta il direttore Generale Aifa Luca Pani, «evidenziano delle possibili sacche di inappropriatezza prescrittiva su cui è importante lavorare, per allineare quanto possibile il sistema e garantire un accesso al farmaco tempestivo ed uniforme sul territorio». 

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