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ROMA – La pesca intensiva ha impoverito l’ecosistema marino e tolto competitor alle meduse che trovano più facilmente piccole alghe, il cosiddetto fitoplancton, e quindi crescono e si moltiplicano. Da qui i numerosi avvistamenti di questi giorni da parte dei bagnanti. Molti dei quali sono sempre più attive sentinelle marine che fotografano gli esemplari avvistati in acqua e mandano la segnalazione al sito meteomeduse.it, una app per smartphone di Focus in collaborazione con l’Università del Salento e Cnr-Ismar, per arricchire la mappa degli avvistamenti, particolarmente frequenti in Liguria, Friuli, all’Elba, in Sardegna, Sicilia, Calabria e Puglia.

L’estate 2013 è tra le meno calde, eppure le meduse non sembrano risparmiare le coste italiane. «A riprova – afferma il biologo marino Ferdinando Boero dell’Università del Salento e Cnr-Ismar – che la presenza di queste specie marine ha come causa prevalente l’eccesso di pesca, più che il surriscaldamento globale. Abbiamo depauperato le specie ittiche; ci sono meno larve e quindi meno baby pesci e le meduse hanno pertanto meno concorrenti per la loro dieta. E così si moltiplicano. La novità, è che i bagnanti hanno preso confidenza con queste specie marine e sanno riconoscerle. Sanno ad esempio che quelle più urticanti hanno tentacoli molto lunghi (la Pelagia o la Caravella Portoghese), e talvolta arrivano ad apprezzare la bellezza degli esemplari innocui». I gourmet persino il gusto, con chef stellati che portano le meduse a tavola, come dimostrato da una recente iniziativa di Marevivo in collaborazione con lo chef Gennaro Esposito. Non tutte le meduse sono urticanti; molte sono innocue per l’uomo, anche se è sempre meglio evitare di toccarle e metterci la faccia dentro durante le immersioni. Un poster sul sito meteomeduse.focus.it illustra fascino e pericoli di queste creature marine. Come si evitano le meduse? Le meduse non ci attaccano, siamo noi che andiamo loro addosso. Quando si è punti «la prima cosa da fare è lavarsi con acqua di mare e non con acqua dolce perchè questa favorirebbe la scarica del veleno» consiglia Mario Aricò, dermatologo presso l’Università di Palermo. Mentre applicare una pietra calda, strofinare con sabbia calda, lavare con ammoniaca (o urina), aceto o alcol, sono rimedi fai da te che non sono solo inutili, ma possono anche peggiorare la situazione. Bisogna andare al pronto soccorso in caso di reazione cutanea diffusa, difficoltà respiratorie, sudorazione, pallore e disorientamento. 

di ALESSANDRA MONETI (ANSA)

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