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COSENZA – LE nuove stime Istat sugli indicatori demografici 2016 raccontano di un Paese in declino. Con un nuovo record negativo sulle nascite, il saldo naturale (ovvero nascite meno decessi) registra un nuovo segno meno: -134mila, il secondo maggior calo di sempre dopo il 2015 (-162mila). E in Calabria? Il trend non accenna a migliorare. Se in Italia il tasso di variazione della popolazione è pari a -1,4 (stima per mille residenti), in Calabria scende a -2,9, in una scala che va dal +6,6 della provincia autonoma di Bolzano a -5,7 di Valle d’Aosta e Basilicata.

GUARDA IL VIDEO CON L’ANALISI SUGLI ULTIMI DATI ISTAT
DI GIUSEPPE DE BARTOLO ORDINARIO DI DEMOGRAFIA ALL’UNICAL

PERDITA DI RESIDENTI

In numeri assoluti, la Calabria passa da una popolazione di 1.970.500 residenti a 1.964.900. La Calabria recupera in parte con l’immigrazione dall’estero (con 4,8 neocittadini ogni mille residenti è in linea con la media nazionale, ma supera quella del Mezzogiorno, ferma a 3,5), ma il saldo migratorio totale resta negativo. Se i flussi migratori dall’estero segnano un + 5.100, in termini di nuovi residenti, il saldo delle migrazioni interne è negativo: -7.200. Per dirla con le parole dell’Istat, in Calabria «la perdita netta di residenti per migrazioni interregionali è maggiore del contributo positivo delle migrazioni con l’estero».

SI FANNO SEMPRE MENO FIGLI

Il tasso di fecondità (il numero medio di figli per donna) in Calabria è pari a 1,29 contro la media nazionale di 1,34. Un dato – spiega il professor Giuseppe De Bartolo, ordinario di demografia dell’Unical – che non assicura il ricambio delle generazioni. «Una regione con tassi così bassi difficilmente riuscirà in futuro a recuperare». Secondo le proiezioni Istat, spiega ancora De Bartolo, da qui al 2065 la popolazione calabrese scenderà a 1 milione 500mila abitanti. Cala l’indice di fecondità e invecchia la popolazione. Gli over 65, che nel 2002 rappresentavano il 17,1 per cento della popolazione calabrese, oggi sono il 20,5, mentre gli under 14 in circa quindici anni sono scesi dal 16,6 per cento al 13,6.

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