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COSENZA – «La Calabria non torni al medioevo delle discariche». È il monito che Legambiente, per voce del presidente nazionale Stefano Ciafani, ha voluto lanciare ieri dal Palazzo della Provincia di Cosenza nel corso della seconda edizione di EcoForum Calabria. Un’occasione per premiare i 63 Comuni Ricicloni calabresi (quelli che hanno superato il 65% di raccolta differenziata) e per discutere di economia circolare e gestione industriale dei rifiuti con amministratori locali e aziende di settore.

Innanzitutto i numeri: i dati Ispra ci dicono che su base regionale la raccolta differenziata è passata dal 24,34% del 2015 al 39,67% del 2017, e i Comuni Rifiuti Free (in cui ogni cittadino produce al massimo 75 kg di secco residuo all’anno) sono diventati 23, nove in più rispetto allo scorso anno. Tra le province più virtuose, continua a rimanere in testa Cosenza (49,55%, +14% rispetto al 2015, con ben 45 Comuni Ricicloni), seguita da Catanzaro (47,82%, +25,62% rispetto al 2015). Fanno più fatica Vibo Valentia (32,77%), Reggio Calabria (28,69%) e Crotone (22,90%).

«Nonostante questi risultati – si legge nel rapporto di Legambiente – vengono autorizzate ancora discariche come quella di Scandale oppure l’ampliamento della discarica di Scala Coeli». Sì perché, se da un lato aumenta la raccolta differenziata – da migliorare notevolmente da un punto di vista qualitativo per le fasi successive di lavorazione e riutilizzo dei rifiuti –, dall’altro la Calabria sconta la carenza di impianti di compostaggio di prossimità che ridurrebbero la dipendenza dalle discariche e renderebbero i rifiuti una risorsa da valorizzare sul territorio.

«I comuni premiati rappresentano la Calabria che resiste – ha dichiarato Stefano Ciafani –. Vanno sollecitati con grande forza i capoluoghi: Catanzaro e Cosenza possono fare di più, Reggio Calabria e Vibo Valentia non ottengono risultati positivi, Crotone è disastrosa. Ma non basta la raccolta differenziata. C’è il discorso dell’impiantistica a supporto dell’economia circolare. Impianti come quello di Rende per la produzione di biometano permettono a questo territorio di imboccare la strada del futuro. Conosciamo il passato e il presente delle discariche calabresi, conosciamo i soggetti pubblici e privati coinvolti. La vicenda di Scala Coeli è folle. Le conferenze dei servizi per questo impianto sono l’esempio dell’Italia peggiore: valutazioni che cambiano da un giorno all’altro, uffici regionali che passano da pareri negativi a positivi. Le megadiscariche non devono essere autorizzate. Se dovesse essere accadere per Scala Coeli, porteremo le carte in Procura e inizieremo una battaglia giudiziaria».

«È necessario uscire da una logica localistica – ha affermato l’assessore regionale all’Ambiente Antonella Rizzo – e pensare a un ciclo integrato dei rifiuti regionale ispirato al mutuo soccorso tra i territori. La Regione ha stanziato 10 milioni di euro per la realizzazione di piccoli impianti di compostaggio di prossimità, con l’obiettivo di raggiungere l’autosufficienza impiantistica di ciascun Ato (Ambito Territoriale Ottimale). Scala Coeli è una criticità, una discarica aumentata di 11 volte nella quantità di rifiuti prevista. Io sono contro i megaimpianti. Abbiamo fatto due gare per trasferire i rifiuti fuori regione, ma sono andate deserte. Se i comuni non si assumono la responsabilità di indicare i siti idonei per realizzare discariche di servizio, dove deve andare al massimo il 20% dello scarto di lavorazione, saremo artefici di un mercato che abbiamo deliberatamente drogato. In questo momento stiamo trasformando la mafia delle discariche in mafia dei trasporti. Mi rendo conto che è difficile per i sindaci, ma continuando così non sapremo dove conferire i nostri rifiuti. Bisogna fare un’assunzione di responsabilità, perché poi pagano i cittadini con tariffe elevate».

TUTTI I DATI SULLA RACCOLTA DIFFERENZIATA NELL’EDIZIONE IN EDICOLO OGGI DE IL QUOTIDIANO DEL SUD

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