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COSENZA – Poco meno di dieci giorni all’apertura del sipario di un festival che avrebbe dovuto essere presentato almeno un mese fa. Perché attirare turismo è un’operazione di lungo respiro e non significa comunicare, a prenotazioni e pianificazioni vacanziere già finite, cosa ci sarà. Ne è convinto Fabio Vincenzi, direttore organizzativo del Teatro Stabile di Calabria che si unisce al coro di critiche sul Magna grecia teatro festival, ma con una linea di pensiero molto diversa da quella dei colleghi Nello Costabile, Antonello Antonante e Sandro Giupponi. Parte da una considerazione di fondo, che brucia per la sua schiettezza: «Gli artisti in Calabria sono zero. Nessuno pensa che sia un lavoro vero perché ancora la gente ti guarda pensa che tu sia un saltimbanco. Non c’è la considerazione di questo mestiere come un lavoro, eppure io dirigo un teatro a Roma ed è uno dei più importanti teatri d’Italia».

Cosa non funziona?

«Non funziona la politica. Perchè io posso pure perorare la causa di Antonante (che chiedeva da queste colonne le dimissioni di Albertazzi dal Mgtf, ndr) ma non è questo il punto. La colpa è anche di certi teatranti. La verità è che umiliarsi per lavorare è sbagliato. Io mi professo di sinistra, ma la valutazione che faccio sulla politica calabrese è trasversale e ha origini storiche. Una regione come la nostra che non ha risorse economiche, ma che è un museo a cielo aperto, ricco di storia, dovrebbe investire su turismo e cultura. Un binomio che deve esistere legandolo anche alle istituzioni locali, perché le speculazioni edilizie avvengono perché i mafiosi come si prendono gli uliveti, le montagne, si prendono anche i borghi marinari. E allora lì è impossibile fare industria turistica e culturale. Qual è allora la brillante idea di questa giunta per uscire da questa situazione? Non si sa. Mi sembra che ormai tutto quello che si fa da Lele Mora a Mario Occhiuto ha lo stesso sapore. Il Lungofiume festival cosa volete che sia? Ci bendiamo gli occhi e non vediamo i topi che corrono lungo il fiume perché ci sono i divanetti della Cosenza fashion. Ma il progetto culturale non c’è. Io mi trasferii a Cosenza 15 anni fa, oggi quella città non c’è più»

Siamo al secondo anno di gestione di Albertazzi, lo scorso anno le presenze di spettatori furono deludenti. Cosa non va in questo Festival?

«Non si può presentare un Festival del genere dieci giorni prima. Negli autobus e sui giornali di tutta Italia devono viaggiare slogan, sui siti deve esserci il programma mesi prima. La gente dall’estero, dal resto d’Italia deve sapere che oltre alle bellezze naturali, la Calabria offre cultura. Se una persona vuole fare il direttore artistico di una manifestazione così deve avere in mente la fotografia della regione, dei siti che non sono nemmeno tutti magno greci. A Cirella dove era la magno grecia? La cito perche li c’è un anfiteatro da 2800 posti e loro ci mandano uno spettacolo da appena 3000 euro. La gente a Cirella ci va se presenti Massimo Ranieri».

Quindi le passate programmazioni sono state tutte sbagliate?

«È sbagliato tutto il concetto di festival. Non ci sono prime assolute, non ci sono attività di laboratorio che avvicinano gli attori teatrali alla Calabria, non esistono novità drammaturgiche di rilievo. Dopodiche c’è una percentuale che sceglie la politica. Io mi ricordo che nonostante gli errori, sia Cauteruccio, che Zanetti che la Spocci avevano almeno azzeccato qualcosa. Ma va debellata la struttura. Il progetto non può restare nelle mani della politica, e ancor peggio la parte organizzativa non va affidata ai comuni che non si interessano della cosa, tranne che per pochi esempi virtuosi. I soldi pubblici che vengono spesi devono essere poi giustificati dai risultati. Noi privati lo facciamo sempre, per capire cosa non ha funzionato dal punto di vista della produzione, o di chi si occupa della vendita degli abbonamenti, della promozione. Ma perché la Regione che paga con soldi nostri, non fa una verifica a fine programmazione?

E gli altri grandi eventi?

«Hanno puzza di essere già assegnati. Perché non è possibile che una terra che fa turismo deve aspettare che una commissione si riunisca ai primi di luglio per il bando per i grandi eventi che dovrebbe partire a settembre. Presidente Scopelliti, assessore Caligiuri siamo a luglio! I bandi andavano fatti a novembre. Questo è un modo di spendere i soldi dei calabresi in modo sbagliato».

Il risultato qual è?

«Una guerra tra compagnie che fa solo impoverire».

 

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