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CASTROLIBERO – «Quando vengo in Calabria so già quello che mi aspetta: tavolate lunghissime, imbandite con ogni ben di Dio». Massimo Lopez sorride e ha l’acquolina in bocca. A Castrolibero, questa sera, alle ore 21,30, aprirà il cartellone della rassegna teatrale “Chi è di scena”. Salirà sul palcoscenico dell’anfiteatro “Tieri” dove sarà protagonista di “The Summer Swing”, una serata tributo alla musica swing di tutti i tempi. Con lui sul palco la band che  lo accompagna da anni, la “Jazz company” composta da Gabriele Comeglio al sax, Fabio Gangi al pianoforte, Ezio Rossi al basso e Marco Serra alla batteria. Un abbinamento, quello di Lopez e della band, che funziona perchè il mattatore ex trio è da qualche anno che ha scoperto la passione per la canzone, per la musica, e gira per i teatri di tutta Italia ora con le canzoni di Sinatra, ora con il jazz, ora con lo swing. Come sarà questa sera a Castrolibero. 
E la scoperta del Lopez interprete, del Lopez cantante, è avvenuta per merito nientemeno che di Mina. Un marchio di fabbrica. Un timbro. Difficile vantarne di meglio. «Successe diversi anni fa – racconta oggi Massimo Lopez – incidemmo un disco insieme e alla fine lei mi suggerì che, visto il mio timbro, avrei potuto dedicarmi con più convinzione al canto che fin lì praticavo di tanto in tanto. Dopo le sue parole mi feci coraggio e mi gettai in questa avventura dando sfogo a una passione che mi portavo dietro da sempre». 
Passione è la parola chiave. Di più. E’ il motore che mette in moto le carriere e gli artisti. In questo caso di artisti completi. Perchè Massimo Lopez è sempre lui. Anche se rimpiangete le serate passate davanti alla tv a ridere guardando il “trio”. Poi si cresce, si matura, si cercano nuove sfide «e in spettacoli come questo non mancano né i momenti di comicità né quelli di intrattenimento puro. Anche se tanto spazio è dedicato alla musica swing con intervalli, appunto, di comicità. La passione è la condizione fondamentale. Se ce l’hai ed è forte riesci a comunicarla al pubblico, io amo il rapporto diretto con la gente,  mi piace molto sentire la gente che si emoziona». 
Torniamo alla Calabria. Quanto è legato Massimo Lopez alla Calabria? «Ormai è come se ci vivessi. Perchè ho cominciato a frequentarla da ragazzo sia sullo Jonio che sul Tirreno e in quel periodo ho scoperto amicizie che poi sono rimaste. Ecco perchè so che in Calabria mi aspettano delle belle tavolate. Tengo a precisare che tutto il mio staff tecnico, che mi segue da tanto tempo, è calabrese e composto da tanti calabresi (quello di Enzo Noce, ndr). Ecco perchè dico che la vostra regione ce l’ho nel cuore e da tanto tempo». 
Il suo cavallo di battaglia sono sempre state le imitazioni. Oggi il canto. Quanto è importante lo “strumento voce”? «Molto. Da bambino amavo cantare. Il gioco che facevo di più era intrattenere. Mia nonna lavorava a Napoli in una fabbrica di camice e io andavo lì e cantavo a sei anni. Poi ho iniziato con la radio, mezzo per antonomasia per l’uso della voce. Lavorare con la voce e sulla voce mi piace molto. In questo poi sono stato facilitato dalla storia della mia famiglia: spesso venivamo trasferiti da una città all’altra e questa cosa a me è servita per sentire tutti i dialetti, gli accenti, le cadenze che hanno esercitato il mio orecchio a saper ascoltare». L’attualità è sempre un grande serbatoio per le nuove imitazioni, giusto? «Sì, ma i personaggi che vanno per la maggiore sono sempre i migliori, quelli storici. Gli intramontabili».

CASTROLIBERO – «Quando vengo in Calabria so già quello che mi aspetta: tavolate lunghissime, imbandite con ogni ben di Dio». Massimo Lopez sorride e ha l’acquolina in bocca. A Castrolibero, questa sera, alle ore 21,30, aprirà il cartellone della rassegna teatrale “Chi è di scena”. Salirà sul palcoscenico dell’anfiteatro “Tieri” dove sarà protagonista di “The Summer Swing”, una serata tributo alla musica swing di tutti i tempi. Con lui sul palco la band che  lo accompagna da anni, la “Jazz company” composta da Gabriele Comeglio al sax, Fabio Gangi al pianoforte, Ezio Rossi al basso e Marco Serra alla batteria. 

Un abbinamento, quello di Lopez e della band, che funziona perchè il mattatore ex trio è da qualche anno che ha scoperto la passione per la canzone, per la musica, e gira per i teatri di tutta Italia ora con le canzoni di Sinatra, ora con il jazz, ora con lo swing. Come sarà questa sera a Castrolibero. E la scoperta del Lopez interprete, del Lopez cantante, è avvenuta per merito nientemeno che di Mina. Un marchio di fabbrica. Un timbro. Difficile vantarne di meglio. «Successe diversi anni fa – racconta oggi Massimo Lopez – incidemmo un disco insieme e alla fine lei mi suggerì che, visto il mio timbro, avrei potuto dedicarmi con più convinzione al canto che fin lì praticavo di tanto in tanto. Dopo le sue parole mi feci coraggio e mi gettai in questa avventura dando sfogo a una passione che mi portavo dietro da sempre». 

Passione è la parola chiave. Di più. E’ il motore che mette in moto le carriere e gli artisti. In questo caso di artisti completi. Perchè Massimo Lopez è sempre lui. Anche se rimpiangete le serate passate davanti alla tv a ridere guardando il “trio”. Poi si cresce, si matura, si cercano nuove sfide «e in spettacoli come questo non mancano né i momenti di comicità né quelli di intrattenimento puro. Anche se tanto spazio è dedicato alla musica swing con intervalli, appunto, di comicità. La passione è la condizione fondamentale. Se ce l’hai ed è forte riesci a comunicarla al pubblico, io amo il rapporto diretto con la gente,  mi piace molto sentire la gente che si emoziona». 

Torniamo alla Calabria. Quanto è legato Massimo Lopez alla Calabria? «Ormai è come se ci vivessi. Perchè ho cominciato a frequentarla da ragazzo sia sullo Jonio che sul Tirreno e in quel periodo ho scoperto amicizie che poi sono rimaste. Ecco perchè so che in Calabria mi aspettano delle belle tavolate. Tengo a precisare che tutto il mio staff tecnico, che mi segue da tanto tempo, è calabrese e composto da tanti calabresi (quello di Enzo Noce, ndr). Ecco perchè dico che la vostra regione ce l’ho nel cuore e da tanto tempo». Il suo cavallo di battaglia sono sempre state le imitazioni. Oggi il canto. Quanto è importante lo “strumento voce”? «Molto. Da bambino amavo cantare. Il gioco che facevo di più era intrattenere. Mia nonna lavorava a Napoli in una fabbrica di camice e io andavo lì e cantavo a sei anni. Poi ho iniziato con la radio, mezzo per antonomasia per l’uso della voce. Lavorare con la voce e sulla voce mi piace molto. In questo poi sono stato facilitato dalla storia della mia famiglia: spesso venivamo trasferiti da una città all’altra e questa cosa a me è servita per sentire tutti i dialetti, gli accenti, le cadenze che hanno esercitato il mio orecchio a saper ascoltare». L’attualità è sempre un grande serbatoio per le nuove imitazioni, giusto? «Sì, ma i personaggi che vanno per la maggiore sono sempre i migliori, quelli storici. Gli intramontabili».

 

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