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NON sente freddo la piazza di Cosenza. E non solo perché il sindaco Occhiuto dalla sua ha il meteo (previsioni di pioggia a clamorosamente smentite e clima per nulla gelido). La piazza non ha freddo perché resistere al gran ballo di Capodanno se il cerimoniere è Vinicio Capossela è impossibile. Alle tre del mattino sul valzer di Strauss le danze si aprono anche sul balcone del Palazzo della Provincia che dirimpetto si gode il concerto.

Del resto, lo spettacolo era appena a metà. Vinicio Capossela definisce i suoi concerti dell’energia e dell’abbondanza: ecco, da intendere proprio in senso letterale. Il cantautore italotedesco e la Banda della Posta hanno offerto a Cosenza tre ore filate di concerto. Un record di generosità e resistenza, per un appuntamento – il concerto in piazza dell’ultimo dell’anno – che spesso vede esibirsi artisti ingolfati nel giaccone che cantano per due ore al massimo. Capossela apre con sonorità da saloon e chiude con uno scatenato Tico Tico, con tanto di trenino in piazza XV marzo. Del resto, più che un concerto è stato un vero e proprio veglione. 

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Capossela ha festeggiato al nuovo anno con i cosentini in un turbinio di brindisi, coriandoli e stelle luminose. Fa ballare il foxtrot sulle parole di “Che coss’è l’amore” e il twist sulle note riarrangiate di un antico canto sardo. Il primo ballerino è lui: sull’un-due-tre del valzer volteggia con maestria (chiedere alla portavoce del sindaco, Iole Perito). Si reinventa anche un “ti amo ma ti lascio a Mendicino”. Gli omaggi alla Calabria (e a Cosenza) sono tantissimi. C’è la sua interpretazione di “Manuela”, lato A del disco di Rocco Granata, cantante nato a Figline Vegliaturo e consacrato in Belgio, che sull’altro verso conteneva la più celebre “Marina”. Manuela fa parte del repertorio della Banda della Posta, tra mazurche, quadriglie, classici di Capossela resi ballabili e omaggi ai cantanti dell’emigrazione ferroviaria. 

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Il cantautore però regala ai cosentini due straordinarie interpretazioni de “Il ballo di San Vito” e “Ovunque proteggi”, accompagnato dalla chitarra battente del musicista calabrese (“perla di Calabria” lo definisce Capossela) Francesco Loccisano. Poi c’è l’omaggio al Capodanno cosentino, optical e anni ‘70, con parentesi musicale abbinata e affidata ad una parte della Banda. Infine, colpo a sorpresa, Capossela esce di scena, poco dopo le 4 e poco prima del bis. Giampaolo Calabrese, promoter e amico che ha seguito le scelte artistiche del Capodanno organizzato da Comune e Provincia, gli lancia qualcosa al volo. “Indossala”. Capossela esce con la maglia del Cosenza Calcio e, sulle spalle, Vinicio 1914: partono così i festeggiamenti del centenario dei lupi. E inevitabile scatta il coro “Vinicio uno di noi”. Difficile fare la stima delle presenze (se ne ipotizzano 60 mila) per un Capodanno così lungo. Si è partiti da piazza Kennedy, con l’esibizione anni ‘80 di Ivan Cattaneo, si è andati avanti lungo corso Mazzini con la magia del Circo bianco, fino al centro storico, piazza XV marzo, e di lì di nuovo al Duomo con un affollato dj set fino all’alba.

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