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ANTONACCI live? Il conto alla rovescia è iniziato. Meno di un mese al concerto di Biagio Antonacci al PalaGallo di Catanzaro, il prossimo 19 aprile. Live che rientra nella seconda parte del fortunatissimo “L’Amore comporta tour”. Venticinque live nei palazzetti di tutta Italia. Si comincia il 10 aprile al Pala Sel di Eboli e si conclude il 9 maggio al Pala Alpitour di Torino. Con l’artista milanese sul palco, sette musicisti: Massimo Varini, Emiliano Fantuzzi, Mattia Bigi, Gabriele Fersini, Leonardo Di Angilla, Alessandro Magri, Mika Ronos. In attesa del live al PalaGallo, la parola a Biagio.

Antonacci, che concerto sarà quello di Catanzaro?

«Non voglio anticipare nulla; solo che musica e parole saranno le uniche protagoniste del concerto, ovviamente insieme a me ed al mio pubblico. Quando mi esibisco mi piace pensare che ci sia uno scambio tra me e chi viene a vedermi in concerto, per questo sono pienamente soddisfatto solo quando vedo il mio pubblico cantare durante i miei concerti».

L’emozione del live?

«Il live è il momento più importante per un artista, il momento in cui si scoprono le carte e si capisce se esiste vera empatia tra chi si esibisce ed il  pubblico. In quel momento cadono tutte le barriere; sei davanti a delle persone che sono lì per vivere delle emozioni insieme a te. Non puoi fingere e il pubblico è un sincero e severo giudice». 

Come nascono le sue canzoni?

«Nascono all’improvviso; non sono io a cercarle. Arrivano nella mia testa e mi travolgano sino a quando non riesco a concretizzarle con la mia voce accompagnata dal pianoforte o dalla chitarra. Non esistono forzature mentre creo e credo che questo sia un elemento importante per avere sempre qualcosa di nuovo da proporre e da dire».

Quanto sono importanti le parole?

«Le parole sono tutto in una canzone, perché sono quello che vogliamo dire, che desideriamo comunicare. La melodia e altrettanto importante ed è solo da un giusto matrimonio tra musica e parole che nasce una canzone capace di scuotere chi l’ascolta».

Cosa le hanno aggiunto e cosa le hanno tolto il successo e la popolarità? 

«Il successo mi ha dato tanto, tantissimo e mi ha tolto qualcosa che non sto neanche a dire perché mi sembrerebbe di non essere rispettoso e grato per quel tanto che ho ricevuto dalla vita»

La canzone che avrebbe voluto scrivere?

«Tante, tantissime che elencarle è impossibile. Diciamo tanti brani di quel cantautorato di razza che si è sviluppato tra gli anni 70 e 80 fino agli anni 90. Sono cresciuto grazie ad artisti come Lucio Dalla, Pino Daniele, Ron, Venditti, De Gregori, Concato, Battisti, Battiato, Conte, De Andrè, per me tutti grandissimi maestri».

Se dovesse partire per un’isola deserta cosa porterebbe con sè?

«La mia chitarra ed il mio pianoforte».

Cos’è la seduzione?

«Comunicazione mentale e sensoriale miste alla capacità di esercitare il proprio carisma su altre persone, senza prevaricarle mai». 

Tre aggettivi per descrivere Biagio Antonacci, l’uomo e l’artista?

«Non spetta a me descrivermi; non sono oggettivo. Vorrei solo venisse riconosciuta la mia coerenza artistica».

Il sogno che non si è ancora realizzato?

«Non posso chiedere di più dalla vita; quando ero giovane il mio unico desiderio era quello di poter un giorno vivere di musica, ed oggi ho la fortuna ed il privilegio di avere tantissime persone che desiderano ascoltare me e le mie canzoni».

E quello che le ha fatto dire: ecco ci sono riuscito?

«Vedere migliaia di persone che fanno chilometri e tanti altri sacrifici pur di venire a vedermi in concerto».

A cosa non rinuncerebbe mai?

«Alla mia libertà artistica».

La più bella dichiarazione d’amore?

«Quelle che ricevo tutti i giorni con la presenza delle persone che per me sono importanti».

Un segreto da svelare?

«È un segreto!».

La “sua” Calabria?

«La Calabria è una regione meravigliosa che vorrei potesse essere conosciuta ancora di più data la sua inesauribile bellezza e la sua accoglienza». 

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