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CATANZARO – Una miscela raffinata e prorompente di soul e blues, passando attraverso il pop-rock e le sonorità giamaicane del rocksteady e dello ska. Un connubio inconfondibile che risponde al nome di Nina Zilli. Sarà lei, lunedì 24 agosto alle 22, la protagonista del concerto organizzato dalla Esse emme musica e inserito nella sezione “Musica d’autore” di Armonied’arte Festival al parco Scolacium di Roccelletta di Borgia, nel Catanzarese.

A tre anni di distanza da “L’amore è femmina”, Nina Zilli è tornata sulle scene con un nuovo album di inediti; il disco, dall’impronta cantautorale, porta per titolo “Frasi e fumo” e le sue lavorazioni si sono tenute presso le Officine meccaniche sotto la produzione di Mauro Pagani. Tra i brani contenuti nel disco figura anche “Sola”, presentato sul palco del teatro Ariston di Sanremo in gara tra i big della sessantacinquesima edizione del Festival della canzone Italiana, la cover di “Se bruciasse la città” e il duetto con Neffa sulle note di “Schema libero”. Il suggestivo scenario del Parco archeologico scolacium di Roccelletta di Borgia vivrà di una nuova dimensione con la voce dal sapore vintage della Zilli.

L’abbiamo raggiunta telefonicamente per conoscere i dettagli del suo ultimo disco “Frasi&Fumo” e del suo rapporto con la Calabria, una terra che sin dagli esordi dell’artista piacentina ha manifestato attenzione e grande interesse per la sua musica.

Partiamo dal disco, “Frasi&fumo”.

«In questo album, c’è dentro tutta la mia anima. Ho scritto tante canzoni, nella fase di pre-produzione ho collaborato anche con Neffa, abbiamo scritto qualche brano insieme e ci siamo divertiti, e poi ho prodotto il disco insieme a Mauro Pagani che per me è stato un grandissimo onore».

La sua passione per la musica italiana anni ’70, e per l’universo della musica black che va dalla Motown, al Rhythm ‘n’ blues della Stax, al blues di Chicago, fino alla Giamaica del reggae, rock steady e ska, quanto e in che forma è presente nel disco?

«“Frasi&fumo” è un disco pieno d’amore con tanti riferimenti alla black music e con un impronta quasi cinematografica dal sapore morriconiano. Sono una cantautrice. Quando scrivo una canzone non penso alla Stax piuttosto che alla Motown. Certamente il mio background musicale e la mia passione per il Northern soul viene fuori in fase di post produzione. Mauro Pagani mi ha aperto le porte del tempio della musica. Mi ha permesso di andare alla ricerca di suoni meno recenti appartenenti all’universo “black” ma attualizzati grazie alla sua sapienza musicale».

Qual è il suo rapporto con la Calabria? Qual è il suo piatto preferito?

«La Calabria è una terra bellissima e sofferente con delle enormi potenzialità ancora non sfruttate a pieno. Penso al turismo. Adoro Tropea. Per ciò che riguarda la cucina mi dichiaro dipendente dal peperoncino calabrese, il più “pericoloso” in circolazione. Da buona emiliana mi piace molto il maiale e ovviamente la ‘nduja. Più in generale, sono una buona forchetta e mi piace onorare la tavola in tutte le regioni d’Italia».

Nell’ultima edizione di Italia’s Got talent il pubblico ha potuto apprezzarla anche per le eccentriche parrucche che ha indossato. Quanto è importante il trasformismo nel look di un’artista?

«Mi sono divertita molto a giocare in mille modi, nell’ambito di un programma televisivo, indossando quelle parrucche che in qualche modo riprendono lo stile iconico del mio background musicale di riferimento».

E’ nota la sua passione per il vinile. Quale è stato l’ultimo disco che ha acquistato?

«In realtà si tratta di un regalo ad opera della mia casa discografica, la Universal. Si tratta dell’edizione limitata di “Nero a metà” di Pino Daniele».

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