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A CATANZARO come nel Salento una notte nel segno della taranta. Inizierà così domani sera la tredicesima edizione del Festival d’autunno ideata e diretta da Antonietta Santacroce. Nella notte che il Festival d’Autunno ha voluto nel cuore del centro storico catanzarese (inizio alle 22 e ingresso gratuito), le vibrazioni e i ritmi della taranta in una Piazza Prefettura che rievocherà i fasti pugliesi di Melpignano, grazie a Antonio Castrignanò che in terra di Puglia ha incassato la presenza di oltre 200.000 persone , nel corso di uno degli appuntamenti della Notte della Taranta. Con lui Gianluca Longo (mandola e mandolino), Giuseppe Spedicato (basso elettrico), Rocco Nigro (fisarmonica), Redi Hasa (violoncello) e la ballerina Laura De Ronzo.

Musicista salentino, voce e tamburo, Castrignanò ha dalla sua un percorso artistico che lo ha visto tra l’altro condividere collaborazioni con nomi come quelli di Stewart Copeland, già membro dei Police, Mauro Pagani, i Negramaro, Goran Bregovic, Ludovico Einaudi, Ballakè Sissoko e The Chieftains. Di più. Il suo percorso artistico lo ha portato anche ad essere autore delle colonne sonore di “Nuovomondo” di Emanuele Crialese, premiato con il Leone d’Argento alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2006, e di Bellas Mariposas di Salvatore Mereu. “L’anima del Sud” – titolo quest’anno del festival – sarà dunque nel segno della Taranta.

Castrignanò, cos’è la Taranta?

«“La Taranta” è il ragno mitologico di un fenomeno arcaico, il “Tarantismo”. La Taranta intesa invece come “Pizzica” o “Pizzica Tarantata” è una musica terapeutica che permette ancora oggi all’individuo di liberarsi dalle proprie paure, ansie, di presentarsi e confrontarsi con fiera dignità storica ed essere accettato possedendo quella sicurezza psicologica che la società moderna a volte non garantisce».

Cosa si prova ad esibirsi com’è successo a Melpignano davanti a duecentomila persone?

«Bhe, l’aspetto emotivo è difficilmente traducibile in parole. Il pubblico poi, indipendentemente dal numero reale, lo considero sempre in ogni occasione, come un entità a se stante: è molto più imbarazzante esibirsi in una sala vuota, o in radio di fronte ad un microfono».

Come definirebbe il suo percorso artistico?

«Ricco di incontri interessanti, di grandi insegnamenti e belle sorprese».

Cos’è per lei la piazza?

«Il luogo dove la gente vive e dovrebbe ritornare sempre più ad incontrarsi. Fortunatamente in molti paesi di provincia come il mio questo ancora succede».

E il Sud?

«Per molti anni è stato un mercato che trattava e scambiava sulle sue bancarelle pezzi da museo. A volte anche derubato. Ora forse la coscienza e la consapevolezza sta cambiando ma il percorso è ancora lungo».

Come sarà il concerto di sabato sera a Catanzaro?

«Energico. Uno spettacolo molto vario che attraversa il Salento pescando nel repertorio classico con brani tradizionali ma che non ha paura di aprire porte e finestre accogliendo sonorità e culture musicali del mondo incontrate sul proprio cammino. Ci saranno brani originali, pizziche travolgenti ma anche canti e storie di vita vissuta…. E magari una tarantella calabrese».

Lei vanta collaborazioni varie e illustri, qual è il suo sogno nel cassetto?

«Quello di vivere la musica con la stessa passione di sempre, di continuare ad avere stimoli, curiosità, e di nutrirsi della grandezza misteriosa dell’arte».

E per il Cinema, ancora progetti?

«In questo momento no… ma è un bel mestiere perchè le sorprese sono dietro l’angolo».

Chi è Castrignanò?

«Antonio Castrignanò di Calimera di Lecce, artista riservato».

Le radici popolari sono un passaporto o un richiamo nella terra dove si è nati?

«La radice è il punto di partenza di un albero che nasce dalle viscere, dal buio passa alla luce, e crescendo arriva al cielo affrontando le carezze e le intemperie della vita. E’ un flusso che non finisce mai e che soprattutto nelle difficoltà da sicurezza».

Un saluto ai calabresi da un uomo e un artista del Sud come lei….

«Buona vita e musica. Chi balla la pizzica nu more mai».

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