X
<
>

Condividi:
2 minuti per la lettura

INIZIA la nona edizione del Premio intitolato al produttore nativo di Rovito (Cosenza) Mario Gallo, organizzato dalla Cineteca della Calabria e sostenuto dal Ministero per Beni e le Attività Culturali. Due gli appuntamenti speciali in anteprima alla kermesse, il cui programma si articolerà poi tra i mesi di novembre e dicembre e verrà presentato in conferenza stampa. Protagonisti di queste due prime serate del Premio Mario Gallo 2015 saranno le pellicole di Vincenzo Marra e Jonas Carpignano, al cinema Garden di Rende, rispettivamente per i giorni 19 e 22 ottobre (alle 20).

Alla proiezione del film seguirà l’incontro con il regista. Ne “La prima luce”, Premio speciale Pasinetti alla 72ma Mostra del cinema di Venezia, Vincenzo Marra racconta una storia molto personale, da lui stesso sceneggiata insieme ad Angelo Carbone. Vincenzo Marra ha già diversi lungometraggi al suo attivo, e si rivelò al cinema italiano nel 2001 con il film Tornando a casa, un’opera realistica sui pescatori napoletani in Sicilia che ci ricordava Visconti e De Seta. Dopo 14 anni ed altri film realizzati, presenta a Venezia questo film interpretato da Riccardo Scamarcio e Daniela Ramirez affrontando, questa volta, il tema della tutela dei minori in una separazione trasnazionale, dal punto di vista di un padre annichilito e ammutolito di fronte alla fuga improvvisa della compagna e del figlio di 8 anni, un ragazzino dolcissimo che adora il suo papà. L’ambientazione è la Puglia e poi le Ande, ovvero il Sud Italia e i Sud del Mondo, una caratteristica del cinema del regista napoletano, che ha girato quasi tutti i suoi film nelle periferie meridionali.

Mediterranea è un’anteprima nazionale perché il film, che ha circolato tra Cannes e Venezia, raccogliendo premi e riconoscimenti, ancora non è stato distribuito nelle sale cinematografiche. Protagonista di Mediterranea è Ayiva che parte con l’amico Abas dalla capitale Ouagadougu, attraversando il deserto, tra terrificanti escursioni termiche e attacchi di predoni armati, per giungere in Libia e salire su uno sgangherato gommone verso le coste della Sicilia. Con occhio ostinato e poco indulgente, attraverso immagini essenziali e rigorose, il giovane regista Jonas Carpignano, riporta fedelmente la riduzione in schiavitù dei protagonisti provenienti dal “paese di uomini liberi e fieri”, costretti in Calabria a raccogliere le arance a ritmi disumani e per pochi euro.

La tensione sale e, come ha raccontato la cronaca di quei giorni, la criminalità del luogo scatenerà presto la “caccia all’immigrato”. Ayiva e Abas sono i due aspetti di una stessa persona, le due facce di una stessa medaglia, come ha sottolineato lo stesso regista. Rappresentano due modi complementari di affrontare la vita in un Paese straniero. E dimostrano che dietro le “quote di distribuzione” ci sono uomini e donne, in carne ed ossa, sentimenti ed emozioni.

Condividi:

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

EDICOLA DIGITALE