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Eugenio Attanasio, Ugo Rufino, Mariarosaria Donato durante la consegna del premio Mario Gallo

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CONTINUANO le nostre incursioni nel cinema fuori dagli sche(r)mi. Questa settimana abbiamo “incontrato” Ugo Rufino, direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Cracovia. Rufino arriva a dirigere l’Istituto polacco nel 2014 ma è dal 2001 che si occupa di promozione culturale per il Ministero degli Esteri e di cooperazione internazionale. Sotto la sua direzione, l’Ente culturale è diventato una fucina straordinaria di iniziative tanto da aver coniato lo slogan #vivereall’italiana. E infatti artisti, operatori culturali ed imprenditori italiani godono della calorosa accoglienza dell’Istituto diretto da Ugo Rufino. Premiato dalla Cineteca della Calabria nel 2018 con il Premio Mario Gallo “per l’instancabile attività di promozione della cultura italiana all’estero con un’attenzione particolare al cinema”, Rufino ci risponde dalla bellissima sede dell’Istituto a Cracovia.

Direttore, come sta vivendo la pandemia e quando potrà ritornare in Italia?

«La Polonia ha adottato misure restrittive con un po’ di ritardo rispetto agli altri Paesi europei non essendoci un’insorgenza epidemiologica come in Italia nei primi mesi del 2020. Dagli inizi di marzo il lockdown è stato attuato in modo radicale con frontiere e aeroporti chiusi e solo dal 18 maggio vi è stata una riapertura parziale delle attività generali. Come responsabile di struttura non ho potuto usufruire nel momento della crisi dei voli speciali organizzati dall’Ambasciata d’Italia a Varsavia di concerto con Alitalia, pertanto sono qui dagli inizi di febbraio e spero che la situazione si normalizzi per l’estate».

Dal 2017 al 2019 la Cineteca della Calabria è stata ospite dell’Istituto Italiano di Cultura di Cracovia portando produzioni e materiali d’archivio. Anche in questo annus horribilis, sono in programma degli scambi culturali tra i due Enti. Come viene percepito il cinema italiano da un paese colto e raffinato come la Polonia?

«La promozione del materiale cinematografico e documentario della Cineteca della Calabria nel nostro Istituto ha rappresentato uno dei momenti significativi della nostra attività cinematografica e, certamente, appena ci sarà uno spiraglio, riprenderemo il progetto curato da Eugenio Attanasio su “Il Cammino di Gioacchino”, insieme alla presentazione di altro e ricco materiale di archivio della Cineteca».

In che modo l’Istituto Italiano di Cultura di Cracovia promuove il cinema italiano? E quali sono le manifestazioni cinematografiche a cui aderisce?

«Il nostro Istituto proietta settimanalmente un film della più recente cinematografia italiana per il pubblico numeroso che frequenta i nostri corsi e le attività culturali. In collaborazione con il Maeci, MiBact, Cinecittà Luce e Anica, gli Istituti di Cracovia e Varsavia organizzano la rassegna annuale “Fare cinema”, che vede coinvolte le principali città della Polonia delle circoscrizioni di competenza dei rispettivi Istituti, in collaborazione con la produzione polacca Gutek Film, proprietaria di molte sale cinematografiche. La rassegna sarà realizzata quest’anno in modalità streaming e partirà il 20 giugno, in occasione della Giornata internazionale del Cinema. In molti Istituti sono già state avviate rassegne dedicate a Fellini e Sordi con la stessa modalità».

Dal 14 al 17 maggio si è svolta “Salone del Libro extra”, l’edizione straordinaria del Salone Internazionale del Libro di Torino. Quello di Cracovia da lei diretto è tra gli 82 Istituti Italiani di Cultura attraverso i quali il Salone ha potuto raggiungere gli amanti del libro e della cultura italiana in tutto il mondo.

«In questa edizione straordinaria del Salone del Libro finalmente anche i nostri Istituti di Cultura hanno avuto una visibilità grazie alla presentazione delle nostre attività da parte del Ministro Roberto Vellano, Direttore Centrale per la promozione della cultura e della lingua italiana. Nonostante la crisi in corso che rende difficile la presentazione di eventi nei nostri spazi, la rete degli Istituti si sta attivando seguendo le linee programmatiche della Direzione Generale del Sistema Paese per rilanciare le industrie culturali e artistiche, in collaborazione con il MiBact e altri Enti e Associazioni impegnati in questo settore».

Come vede il futuro degli scambi culturali internazionali con la prospettiva di potere/dovere/ volere lavorare anche in streaming?

«La nuova realtà, scaturita dalla crisi epidemiologica, ci costringe a rivedere i nostri piani per il rilancio dell’immagine “sistemica” del nostro Paese nei Cinque Continenti in cui operano gli Istituti di Cultura. In particolare, abbiamo dovuto riadattare in modalità’ online i nostri corsi di lingua e cultura che rappresentano “il fiore all’occhiello” delle nostre attività e un importante introito finanziario. A Cracovia, nonostante il sentore della crisi, abbiamo avuto un vero successo nelle iscrizioni, a conferma del prestigio della nostra lingua e dell’interesse dei polacchi per tutto ciò che “parla italiano”. Pertanto, come è avvenuto per i corsi di lingua, stiamo riconvertendo, per il momento si spera, la nostra programmazione artistica e culturale in streaming con i contributi che arrivano dalla nostra Direzione Generale per la presentazione di mostre e libri, nonché per il rilancio delle bellezze e peculiarità del nostro variegato territorio per far conoscere le meraviglie e i percorsi dei Borghi d’Italia e dei siti Unesco».

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