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CASTROVILLARI (CS) – E’ morto a Monticiano (Siena) dove era nato nel 1948, l’ex calciatore del Catanzaro Carlo Petrini, autore tra l’altro del libro che racconta la morte di Denis Bergamini, il calciatore del Cosenza, ritrovato morto la sera del 18 novembre 1989 sulla Statale 106, nei pressi Roseto Capo Spulico. Si è spento dopo una lunga malattia all’età di 64 anni. Era stato attaccante, negli anni Sessanta e Settanta, prima nelle giovanili del Genoa e poi nelle file del Milan di Rocco, con cui vinse una Coppa dei Campioni nel 1968-1969, e del Torino, con cui si aggiudicò la Coppa Italia nel 1970-1971. Successivamente ha indossato anche le maglie di Catanzaro, Ternana, Roma, Verona, Cesena e Bologna. Nel 1980 fu coinvolto nello scandalo del calcio scommesse, subendo una squalifica di tre anni e sei mesi amnistiata dopo la vittoria dell’Italia al Mondiale del 1982. Nel 2000 Petrini pubblicò la sua autobiografia, intitolata “Nel fango del dio pallone” (Kaos Edizioni), in cui narrò in prima persona fatti e trascorsi nel mondo del calcio, con la denuncia dell’uso di doping nel calcio degli anni della sua attività agonistica. Ma il successo di Patrini-scrittore è arrivato – l’anno dopo ma con lo stesso editore – con il libro intitolato “Il calciatore suicidato”, dedicato alla morte misteriosa di Donato Bergamini, il calciatore del Cosenza, ritrovato morto la sera del 18 novembre 1989 sulla Statale 106, nei pressi Roseto Capo Spulico. Raccogliendo elementi e intervistando i protagonisti di quella vicenda, Petrini riuscì a riaccendere i riflettori su una vicenda ormai considerata chiusa. La corte di appello di Catanzaro, nel giugno 1992, liquidò la vicenda come suicidio: il tribunale di secondo grado stabilì che il camionista di Rosarno alla guida del tir che investì il corpo del calciatore nulla aveva potuto fare per evitare che Denis si buttasse sotto il mezzo con la precisa volontà di morire. Ma Carlo Petrini, nel suo libro raccontò il lusso, il sesso sfrenato dei calciatori, la droga che circolava nell’ambiente malavitoso frequentato dai Lupi, e seminò qualche dubbio sui verbali dei carabinieri che arrivarono sul posto e sulle versioni raccontate dai testimoni sentiti durante il processo, prime fra tutte quelle della ex fidanzata del calciatore ferrarese, e quella del camionista. Parlò dei “silenzi” dell’amico e compagno di squadra e di casa di Denis, Michele Padovano, e del forte ascendente che esercitava sul ragazzo di Argenta. Fu il primo a dare voce a testimoni privilegiati come l’ex massaggiatore, Giuseppe Maltese, e ha far emergere – attraverso la parole di Domizio Bergamini, padre di Denis – l’incongruenza della versione del trascinamento del corpo investito dal camion una sera piovosa di novembre. Tutti elementi che oggi – dopo la superperizia del Ris di Messina sulle scarpe e gli altri effetti personali che Donato Bergamini portava addosso quel giorno – sembrano trovare conferma anche nella nuova inchiesta aperta dalla procura di Castrovillari sul caso. E, dunque, se oggi la famiglia Bergamini può sperare finalmente nella verità è anche merito dell’ex calciatore del Catanzaro.

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