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CRESCIUTO nella Juventus, natali calabresi e un passato «scomodo» legato al nonno, Giuseppe Morabito, di Africo detto Tiradritto, uno degli esponenti ai vertici della ‘ndrangheta nella Locride. 

Giuseppe Sculli, 31 anni, attaccante del Genoa, lui che durante la follia degli ultrà rossoblù ha affrontato a tu per tu i “tifosi”, entra nella vicenda calcioscommesse tirato in ballo da Hristiyan Ilievski, figura di spicco degli “zingari” che ha parlato del presunto coinvolgimento dell’attaccante in Lazio-Genoa del del 14 maggio del 2011.   Tutto carattere e determinazione, in campo come nella vita, uomo spogliatoio per eccellenza, Sculli è nato a Bruzzano nella Locride. Nipote prediletto di Tiradritto, quell’uomo ingombrante lo ha sempre difeso in modo netto anche quando disse: «Vergognarmi? Io vado a testa alta, per me mio nonno non ha fatto nulla di male». Si dice che durante la latitanza di Tiradritto, gli investigatori girassero gli stadi mezza Italia con la speranza di trovarlo a veder giocare il nipote, tanto era l’affetto per quel ragazzo. Sculli come non ha avuto esitazioni a difendere il nonno, così non ne ha avute nella domenica di follia degli ultras di Genova. Si è mosso deciso verso i tifosi per spiegare loro come stavano le cose. In nome della dignità personale, di quella dei suoi compagni di squadra, o soltanto in virtù di un sano istinto di ribellione, lui la maglia non se la toglieva. E non se l’è tolta.   

Cresciuto nella Juventus, ha giocato col Crotone dal 2000 al 2002. Poi è stata A, con Modena, Chievo, Brescia e Messina, e soprattutto Nazionale Under 21, con cui ha conquistato un Bronzo alle Olimpiadi di Atene e il Campionato europeo del 2004.   Il Genoa lo ha preso nel 2006, ma, poche settimane dopo ha avuto otto mesi di squalifica con l’accusa di aver truccato assieme ad alcuni compagni del Crotone una gara con il Messina.   Al Genoa, con Gian Piero Gasperini che lo conosceva dai tempi della Juventus, Sculli ha giocato alcune delle stagioni migliori. Dava carattere e temperamento a una squadra giovane e nuova che si affacciava nel massimo campionato. Non ha mai avuto paura degli avversari, del Milan, dell’Inter e della Juventus. E neanche di amicizie o parentele “scomode”.

I PRECEDENTI DI SCULLI. Non è nuovo Giuseppe Sculli alle combine sul calcioscommesse. È quanto si legge nell’ordinanza del gip Guido Salvini che ha portato in cella diversi calciatori e che ricorda come Sculli sia il nipote del boss della ‘ndrangheta Giuseppe Morabito, detto Peppe Tiradritto. «Sculli risulta essere già stato implicato – scrive il gip – e quindi squalificato dalla giustizia sportiva per 8 mesi in vicende relative all’alterazione di eventi sportivi, precisamente nella partita Crotone Messina del campionato di B 2001/2002». 

«Il coinvolgimento nell’illecito sportivo – prosegue il gip – emergeva nel contesto di una più ampia inchiesta penale diretta in quegli anni dalla Dda di Reggio Calabria su ambiti ‘ndranghetistici locali contigui alla figura del boss Morabito, nonno proprio di Giuseppe Sculli». Dalle indagini di allora emerse l’attività di Sculli per truccare quella partita e anni dopo il calciatore fu squalificato per «violazione dei doveri di lealtà e probità sportiva», mentre non ci furono per lui conseguenze penali.

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