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REGGIO CALABRIA – «Avevo promesso ai miei compagni che li avrei portati nella terra del sole e invece sembra di essere in Svizzera». Rino Gattuso non ha perso la sua verve e inizia con una battuta, che trae spunto dal maltempo che attanaglia la Calabria, la conferenza stampa che precede l’incontro amichevole tra il suo Sion e la Reggina. “Certo – aggiunge ‘Ringhio’, tornando serio – quando vedo oggi Schiavonea, ma anche Crotone e tutta la Calabria con cumuli di rifiuti, ai miei amici dico: ‘la colpa è vostra, perchè se andate in piazza e vi fate sentire, la cosa è diversa. Se quando vi dicono di pagare, voi rifiutate poi vediamo se la spazzatura la levano oppure nò». Con la squadra svizzera Gattuso resterà 10 giorni nella sua terra. 

«Sono contento – spiega – di essere qui nella mia Calabria. Quando ho parlato al presidente per convincerlo a fare questa tourneè sapevo che le persone e le società che ci stanno ospitando non mi avrebbero fatto fare una brutta figura. E così è stato». Parlando della sua esperienza svizzera, Gattuso non nasconde che «adesso è diverso. Per 13 anni ho avuto la possibilità di stare in una società all’avanguardia composta da grandissimi campioni. Il ‘mondo Milan’ è stato qualcosa di diverso. La prima cosa che ho pensato, quando ho scelto di andare in Svizzera, è stata quella di azzerare tutto e rimettermi in gioco, mettendomi a disposizione degli altri. Uscivo dall’esperienza della malattia degli occhi. Ho deciso di provarci, affrontando un campionato ‘meno durò e stando nello stesso tempo vicino casa. Il nostro obiettivo è quello di arrivare in Champions League. Siamo a sette punti dal Grasshopper e ad un punto dall’Europa. Penso che si possa migliorare ancora». Per il futuro non si fa troppe illusioni: “ho quasi finito. Siamo al game over. Da grande sto pensando di fare l’allenatore. Ma ci penserò dopo». 
 Ma a Reggio Gattuso parla della Calabria e della sua Schiavonea, la frazione di Corigliano dove è nato e dove adesso ha una scuola calcio. «I miei interlocutori – rivela – sono i genitori, mai i ragazzi. La rovina di tanti giovanissimi sono soprattutto i genitori per lo stress che provocano loro. Il calcio è uno sport, ma non tutti possono arrivare ad altissimi livelli. Abbiamo iniziato con 70 ragazzi, ora sono 250. Ai miei allenatori ho sempre detto che devono giocare tutti. Qualcuno non l’ha capito, pensando che bisogna vincere, vincere e solo vincere, e sono stato costretto a mandarlo via». Gattuso parla anche del suo ruolo di testimonial del «Banco alimentare». «Devo ringraziare il presidente Abodi. Cercava – dice – un giocatore credibile. Ho scoperto una realtà incredibile che non conoscevo, con tanti giovani ed altrettanti pensionati impegnati per un nobile fine». Poi un accenno al ruolo di testimonial della Regione Calabria: «E’ stato detto che ho preso tanti soldi. Non ho preso una lira. L’ho fatto con il cuore. Ed il motto della campagna era quello, ‘Mettiamoci il cuorè. L’ho fatto perchè amo la mia terra e per me è stato solo un onore il fatto che si sia pensato a me». «Nella mia carriera – conclude Gattuso – ho sempre avvertito da parte del pubblico calabrese un grande stima. Quando dico che penso prima in calabrese e dopo in italiano è la verità. Non è una battuta. Sono calabrese e mi sento calabrese al cento per cento».

«Ho vissuto una vita nel calcio. Penso di capire qualcosa e di poter dire qualcosa nel mio mondo, ma a livello politico, sinceramente, non mi sento all’altezza». Così Rino Gattuso ha risposto, infine, ad una domanda su una sua eventuale candidatura alle prossime elezioni politiche. «E’ molto difficile fare il politico. Chi ha studiato per una vita – ha aggiunto – già fa fatica a capirci qualcosa. Io non saprei nemmeno da dove cominciare».
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