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REGGIO CALABRIA – Che quel tappetino verde sulla Piazza sarebbe servito per un allenamento in piena regola della squadra di calcio a cinque femminile, attuale Campione d’Italia, di certo non l’avrebbe mai immaginato nessuno. Invece ieri, al centro dei palazzi istituzionali (Prefettura, Comune e Provincia), nella centralissima Piazza Italia di Reggio Calabria, quindici ragazze, in calzoncini e maglietta amaranto, si sono trovate “costrette” ad allenarsi proprio sotto il naso di Commissari, prefetto e istituzioni. Sbarrati i cancelli del Botteghelle, il palazzetto che la Pro Reggina utilizza per gli allenamenti. Una ordinanza dovuta al “mancato” pagamento del fitto. Novecento euro. “Peccato che allo stato attuale il Comune debba a noi ben 14.100 euro – denuncia l’allenatore Enzo Tramontana, incredulo e deciso a protestare ad oltranza contro il provvedimento – adesso mi hanno offerto di fare una compensazione, come l’anno scorso. Ma questa volta sono io a dire no!. Ed oggi l’allenamento si fa qui!”. In “crisi” anche i vigili urbani, che chiedendo per la verità con tanta gentilezza di non usare i palloni, si consultavano intanto per chiarirsi se l’allenatore potesse o meno “usare il fischietto”. Pamela, Marcella, Federica, Roberta e le compagne di squadra, sotto un sole praticamente agostano, continuano a correre su e giù per la piazza, con il loro capitano Velentina Siclari, orgoglio della città, capocannoniere italiano con 51 reti messe a segno. “L’anno scorso ci hanno fatti entrare tra mille onori nel palazzo municipale, dopo aver portato in Calabria con queste campionesse uno scudetto prestigiosissimo. Oggi se ne sono dimenticati”, denuncia Tramontana, insieme al dirigente Antonino Arena. “Domenica c’è la finale di play off e noi rischiamo di fallire il secondo scudetto perchè ci tolgono il palasport. Da qui non andiamo via se non ci danno tutto il dovuto. Il mandato di pagamento è fatto dal 2009. Non abbiamo visto un euro ed ora ci hanno anche sbattuti fuori dal campo”. Tra una flessione e l’altra la protesta continua. Ed è solo il “primo tempo”.

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