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BAGNARA (RC) – Dalla sabbia del litorale di Bagnara, al manto erboso di Milanello. A volte le storie dei calabresi che ce l’hanno fatta seguono traiettorie oniriche come quella di Bruno Dominici, uno dei due responsabili dei preparatori atletici dell’Ac Milan. Nato a Bagnara Calabra 42 anni fa, “a casa della nonna”, Dominici mantiene un legame quasi simbiotico con la terra d’origine. 

«Pensi che in 42 anni, sarò mancato solo un’estate dal paese. Oggi ho mandato un messaggio a un amico che diceva: “E’ ufficiale, mi manca il mio mare”». E’ un ragazzo umile Bruno, professionista dal curriculum notevole. Parla in maniera pudica e ricorda come della sua leva in Calabria siano rimasti in pochi. Storie di ordinaria, ciclica emigrazione. Fino a domenica scorsa era comodamante adagiato in spiaggia, a ricaricare le pile “anche se c’era la bufera”. 

Le ferie e i tramonti sono un pallido ricordo, il 9 luglio si ricomincia, cronografi alla mano e muscoli ipertrofici da potenziare. Inizia il ritiro del Milan e il nuovo allenatore, Pippo Inzaghi, dopo l’esperienza al fianco del predecessore Clarence Seedorf, l’ha voluto fortemente nel suo staff. Un’investitura che ha coronato dodici anni di servizio alla causa rossonera nella struttura allora pionieristica di Milan Lab. Nel 2002, concluso il diploma Iseef, conseguita la laurea in Scienze Motorie e ultimato il corso per preparatore atletico professionista, entrava nel team del club di via Turati. 

Ruolo da allora cambiato, chiarisce Dominici: «Si può dire che ci si è evoluti tanto e poco al tempo stesso. In giro ci solo ancora filosofie di pensiero diverse: c’è chi fa l’allenatore e il preparatore atletico al contempo e chi ha diviso i compiti. Per quanto riguarda il nostro modo di intendere la preparazione atletica non tutti i giocatori si sottopongono alla stessa preparazione. Si stabiliscono dei percorsi individualizzati».

«Attraverso la raccolta dei dati della corsa – continua Dominici – della forza espressa nei test, si stilano delle tabelle personalizzate, per cui si può stabilire un giorno di recupero specifico per un singolo calciatore che ne ha bisogno, per il quale semmai un allenamento di carico potrebbe essere controproducente». 

«Noi eravamo tarati su un sistema che prevedeva una gara ogni tre giorni – sostiene Dominici – in termini di preparazione, per via delle Coppe si trattava di una situazione consolidata. Naturalmente il fatto di avere una rosa ampia numericamente, comporta una gestione di spogliatoio complessa, ma con adeguato turn over si riesce ad avere un buon dosaggio di energie». 

E rispetto alle differenze con le formazioni estere spiega: «Non c’è questo divario dal punto di vista fisico così rilevante con le formazioni spagnole o inglesi, magari ci sono singoli casi di giocatori più esplosivi, ma non vedo una differenza così abissale con le metodologie o il ritmo gara delle squadre italiane. Anche al Mondiale, lo si è visto. Capitano squadre più attrezzate dal punto di vista atletico, ma non è che per definizione corrano tutti più di noi».

 Una battuta su Balotelli: «Non devo svelare nulla su Mario, è un ragazzo: un litigio nel chiuso dello spogliatoio ci sta. Mi è sembrato esagerato tutto questo accanimento contro di lui anche da parte dei compagni. Leggendo i giornali sembra che l’Italia sia uscita solo per colpa sua. Si perde e si vince tutti insieme e da quello che mi è parso di capire non si è perso tutti insieme, quindi, forse, c’era già qualcosa che non andava in precedenza».

 

 

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