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Il Gruppo paleontologico tropeano

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TROPEA (VV) – Nel 1995 nasce in Calabria un’associazione che rivoluzionerà per sempre l’idea di storia e di vita all’interno della stessa regione: il Gruppo Paleontologico Tropeano, presieduto da Giuseppe Carone.

Un’idea, divenuta realtà, nata per unire la passione comune di tutti i fondatori – circa una decina – che si esplica sostanzialmente nella ricerca dell’origine di tutto, attraverso l’analisi e lo studio delle forme animali risalenti al passato. «Gli animali – afferma Carone – contengono l’origine della verità del mondo ed è dal loro studio che possiamo mettere assieme i pezzi della vita».

Ma andiamo con ordine. Circa alla fine degli anni ottanta iniziano gli scavi nella zona in cui vengono continuamente ritrovati sedimenti del periodo Tortoniano (periodo che risale a circa 7.000.000 di anni fa): l’area del Monte Poro, che comprende quindici centri della provincia di Vibo Valentia e le colline della costa Briatico-Nicotera.

Soprattutto nelle Cave di Cessaniti, comune compreso nell’area del Poro, vi è una ricchezza notevole del patrimonio paleontologico. È bene inoltre sottolineare che l’associazione ha sempre lavorato assieme alla Sovrintendenza dell’Archeologia della Calabria.

«Durante questi scavi – continua il presidente dell’associazione – abbiamo rinvenuto specie animali ormai estinte fondamentali nella ricostruzione della vita e della geografia: ad esempio, una Balena del Tortoniano».

Lo scheletro di Heterocetus Giuiscardi esposto al MuMaT

Questa balena, conservata nel Museo del Mare di Tropea, sito nel centro storico della cittadina all’interno del complesso monastico di Santa Chiara, rappresenta un cetaceo fossile tra i più importanti al mondo. Tra gli scavi che hanno suscitato l’attenzione dei più notevoli paleontologi, vi è, poi, lo scheletro più completo al mondo della specie dell’Heterocetus Giuiscardi.

E, tra quelli rinvenuti direttamente da Giuseppe Carone, è bene evidenziare due scheletri completi di sirenio, tra i più importanti a livello mondiale, che sono stati oggetto di studio delle più rilevanti università.

C’è un passaggio importante, a tal proposito, che è bene evidenziare: durante questi anni, Carone ha rinvenuto una mandibola di un syreide. Tale ritrovamento ha acceso nel presidente dell’associazione una forte attenzione e, per tale ragione, ha deciso di pubblicarlo negli atti del Museo di Storia Naturale di Milano.

Gli scavi a Cessaniti

Questa pubblicazione ha suscitato subito la riflessione di David Domini (tra i maggiori esperti mondiali) che, infatti, assieme ad altri paleontologi, tra cui Lorenzo Rook, ha deciso di recarsi a Cessaniti per poter osservare da vicino quest’incredibile scoperta che ha donato il territorio del Poro.

Ma perché gli animali, ed in particolare i fossili di specie estinte milioni di anni fa, possono raccontarci qualcosa? «Intanto – precisa Carone – è bene differenziare i reperti degli animali marini da quelli continentali. Quelli marini sono essenziali perché portano ancora i segni dello stress alimentare causato da una forte chiusura che il Mediterraneo ha subito milioni di anni fa. Infatti, alla fine del periodo Tortoniano, con la chiusura dello stretto di Gibilterra, tale mare si è prosciugato.

Dunque, questi reperti mostrano la sofferenza degli animali marittimi di quel momento, e, nello specifico, il cosiddetto “nanismo ecoferotipico”. Al contrario, i ritrovamenti di animali continentali svolgono un ruolo decisivo nella ricostruzione geologica della terra: siccome abbiamo rinvenuto animali di origine africana nell’entroterra calabrese (giraffe, ippopotami ecc.), è possibile dedurre che, in origine, vi era un ponte di terra che collegava l’Africa alla Calabria. Quindi, la Calabria, che aveva la forma di un’isola molto grande, conteneva la cosiddetta “fauna pikermiane”».

Quattro anni fa, a Carone, poi, è stata dedicata una specie, un riccio di mare estinto da lui ritrovato a attualmente conservata a Napoli. Ed ancora, proprio per la sua fama mondiale ed il talento nella ricerca e nello studio dei reperti, l’anno scorso la Società Paleontologica italiana, che ogni anno riconosce le eccellenze nella paleontologia tramite l’assegnazione di medaglie, gli ha conferito il secondo posto.

Tra qualche giorno, a inizio giugno, vi sarà la premiazione concernente quest’anno. L’obiettivo di Carone, ovviamente, è vedersi riconosciute le doti di miglior paleontologo italiano, e dunque ricevere la medaglia più prestigiosa.

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