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Albert Anastasia e il suo cadavere nella barberia Sheraton di New York

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Il plateale omicidio a Soriano dell’imprenditore Giuseppe De Masi la sera dell’ultimo dell’anno del 2021 sull’uscio di un barbiere (LEGGI) richiama alla memoria l’omicidio eccellente di Albert Anastasia, boss di Cosa Nostra, ucciso in circostanze simili il 25 ottobre del 1957.

Un delitto di mafia eccellente che nelle cronache del ‘900 ha fissato la foto della morte dal barbiere come un ritratto parlante della mafia italo americana.

Ben diversa la barberia e il contesto in cui muore Anastasia rispetto alla provinciale Soriano del nuovo secolo.

Lo Sheraton di New York negli anni Cinquanta aveva una clientela americana molto altolocata che frequentava il celebre hotel per incontri di affari al tavolo del ristorante. Non mancava il servizio di barbiere nel raffinato locale di un italoamericano, Arhur Grasso, discreto e bravo per taglio di capelli e barba.

Tra i suoi clienti affezionati proprio Albert Anastasia, capo della mafia siciliana ma nativo di Parghelia in cui era venuto al mondo il 26 settembre del 1902. Un borgo oggi provincia vibonese come Soriano, all’epoca distretto di Catanzaro.

Una storia classica della minoranza di emigrati quella di Anastasia, che tra milioni di onesti lavoratori raggiungerà il successo scalando l’organizzazione criminale tra le più potenti.

Era vissuto fino a 12 anni nella vicina Tropea, Umberto Anastasio, che americanizzerà il suo nome in Albert Anastasia, da emergente criminale a capo di Cosa Nostra.

Il padre insieme alla mamma e 8 fratelli lo aveva fatto salpare su un bastimento per sfuggire alla fame. Erano sbarcati in una gelida notte invernale, poveri e infreddoliti.

Ha raccontato Antonio Monda, abile cantore di vicende della Grande Mela, che il piccolo Anastasia (con il fratello Antonio) suscita quella notte stessa la solidale attenzione degli scaricatori che lo introducono nel fronte del porto.

In pochi anni Anastasia, tra aggressioni e difesa delle prostitute, scala la gerarchia del crimine.

A soli 16 anni è già il guardaspalle di Joe Adonis, il re del contrabbando di New York. Rapine e omicidi il suo apprendistato. Incriminato per l’omicidio di uno scaricatore finisce al braccio della morte di Sing Sing, ma Adonis ci pensa a far sparire i testimoni e 18 mesi dopo Alberto Anastasia è libero.

Grazie alle testimonianze di Joe Valachi, il primo pentito di Cosa Nostra, sappiamo che Anastasia partecipa al celebre summit di Atlantic City che decide la guerra di Castellammare. Doppiogiochista, decide una finta pace in cui fa ammazzare gli avversari in un clamoroso tranello che diventerà un classico delle guerre di mafia.

Spietato nel decidere gli omicidi, il nuovo boss fa ammazzare chiunque parla con giudici e polizia, anche di fatti che non lo riguardano.

Troppo scomodo “Il calabrese” per don Vito Genovese, che non sopportava il fatto che si fosse infiltrato negli affari della Cuba del dittatore Batista, vicenda evocata nel film “Il Padrino” che alla lontana richiama le vicende di Anastasia.

Sarebbe stato lui ad inventare un’altra pratica della mafia, far sparire i cadaveri degli avversari nei piloni in cemento dei palazzi in costruzione.

Quel 27 ottobre del 1957 Anastasia si è svegliato tardi. Arriva verso le 10 al salone di Grasso, quando Bocchino, il miglior lavorante, prima di iniziare il taglio dei capelli, pone un asciugamano caldo sul viso del boss che lo fa assopire, secondo i rituali dei migliori barbieri meridionali.

Il luogo dell’omicidio di Giuseppe De Masi

A differenza degli interrogatori di Soriano, nessuno dei lavoranti o degli avventori della barberia dello Sheraton ricorderà nulla di quella mattina alle 10,15 quando due uomini, identificati dalla stampa come Larry e Joe Gallo, entrano nel salone e dicono a tutti di spostarsi. Crepitano le armi che svegliano il boss, il primo proiettile centra una bottiglia di colonia, i killer sparano ancora e feriscono il boss calabrese. Anastasia tenta di avvicinarsi alla giacca che contiene la sua pistola, ma i Gallo lo finiscono con un colpo alla schiena e uno alla testa. La foto della barberia Sheraton diventa storia.

Raccontano che il funerale di Anastasia fu semplice e non da boss. La famiglia si trasferirà in Canada due anni dopo cambiando cognome. Le cronache nel 2016, hanno raccontato che la casa di Albert Anastasia a Fort Lee nel New Yersey era stata messa in vendita a 5 milioni e mezzo di dollari. Un fratello di Albert, Salvatore, era un prete che dalla Calabria era andato a trovare il parente a New York nel periodo in cui verrà ucciso.

La vicenda ha ispirato un film di successo di Alberto Sordi girato da Steno con il titolo “Anastasia mio fratello ovvero il presunto capo dell’Anonima Assassini”. In rete è consultabile anche una testimonianza di don Salvatore sull’assassinio del fratello Albert.

Secondo lo storico della ‘ndrangheta Enzo Ciconte, fu Albert Anastasia insieme a Frank Costello, nativo di Lauropoli di Cassano (anche lui ucciso nel 1957), a favorire la costituzione del Siderno Group della mafia calabrese operante in Australia, Canada e Stati Uniti. Un’informativa di polizia indica invece Anastasia come mandatario nei confronti di Francesco Furci, capo della ndrina di Fiumara di Muro, prima di Antonino Imerti detto “Nano feroce” incaricato di costituire la prima famiglia di Cosa Nostra in Calabria.

Vicende del Novecento di un vecchio boss ucciso in una celebre barberia di New York.

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